
Durante la stessa giornata sono state votate quattro mozioni sul glifosato, due contro e due a favore. E il governo resta in stallo
Glifosato, al Senato finisce 3 a 1 per chi vuole eliminarlo. Ma il governo rimane a metà del guado
Quattro mozioni di segno opposto, approvate nella stessa giornata, a proposito dell’utilizzo dell’erbicida nel nostro paese. Ma una di quelle favorevoli al composto chimico è stata avvantaggiata da un errore materiale di quattro senatori, che hanno fatto verbalizzare la propria reale posizione. Intanto però il governo resta in stallo
Quattro mozioni, due contro e altrettante a favore. Luglio si conclude all’insegna di un episodio che rimarrà nella memoria di quanti si battono per un’agricoltura generatrice di salute. L’assemblea di Palazzo Madama, infatti, nell’arco di poche ore (era martedì 21) ha detto prima sì, poi no, poi sì e poi no all’eliminazione del glifosato dal mercato italiano dove questa sostanza è ammessa in proroga per cinque anni sulla base di quanto stabilito nel 2017 a Bruxelles, quando il nostro paese aveva peraltro espresso parere contrario insieme a Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia.

Risultato: il governo rimane ancora una volta in empasse al cospetto di una questione che si sarebbe dovuta chiudere da tempo, sia per orientare il modello agricolo italiano nella direzione della qualità, sia per proteggere i consumatori, alla luce del principio comunitario di precauzione, dalle conseguenze sanitarie collegate all’erbicida. Basti ricordare che la Bayer, il colosso farmaceutico tedesco che produce il glifosato, ha patteggiato poche settimane fa un risarcimento da 10 miliardi di dollari per neutralizzare le 95mila cause intentate da utilizzatori che ritengono di aver sviluppato linfomi non Hodgkin e altre patologie riconducibili all’esposizione verso la sostanza brevettata a suo tempo dalla Monsanto.
Ma si sa. Gli interessi che ruotano intorno alle multinazionali agrochimiche sono notevoli: è della scorsa primavera un’indagine dell’associazione svizzera Public eye che rivelava, insieme all’unità investigativa Unearthed di Greenpeace Uk, come oltre un terzo dei pesticidi venduti dalle cinque big dell’agrofarma (Basf, Bayer, Corteva, Fmc e Syngenta) contenga sostanze altamente tossiche per la specie umana e l’ambiente. A partire, guarda caso, proprio dal glifosato che da solo vale 1.060 miliardi di dollari l’anno e che trova, come gli altri diserbanti di sintesi, la propria applicazione soprattutto nei paesi emergenti, dove le normative a tutela della salute sono più deboli.
Consola il fatto che una delle votazioni a favore del mantenimento del famigerato composto sia stata viziata da un errore materiale da parte di quattro deputati del Movimento Cinque Stelle che hanno prontamente fatto verbalizzare le loro reali intenzioni subito dopo la seduta (lo scarto era stato di appena tre voti).
Era il testo, guarda caso, proposto dalla senatrice a vita Elena Cattaneo che rappresenta, su questo e altri versanti, una paladina della conservazione e che non perde occasione per ribadire sul piano politico, anziché nei contesti scientifici, le proprie battaglie di retrovia, compresa questa che punta a riabilitare il diserbante non selettivo alla base delle colture ogm, la cui tossicità è documentata da un’ampia letteratura come spiega un’illuminante scheda di Fiorella Belpoggi dell’Isde. La partita, dunque, non è finita in parità ma 3 a 1 a favore di quanti hanno sostenuto in aula la via di un’agricoltura organica, sostitutiva di quella convenzionale del secolo scorso, coerente con le indicazioni europee della “Farm to fork”, attraverso i testi presentati rispettivamente dai senatori Saverio De Bonis del Gruppo Misto e Sandra Lonardo (“disobbediente” di Forza Italia).
Guarda gli esiti del voto sulle mozioni e l’orientamento dei senatori su Openparlamento
Lascia di stucco semmai il “cerchiobottismo”, per utilizzare una terminologia da prima Repubblica, del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che si è espresso a favore di tutte e quattro le mozioni, nonostante la loro ispirazione diametralmente opposta. Quanto di meno utile in un periodo di profondo cambiamento come quello che stiamo attraversando, quando la richiesta di cibo sano è fortemente aumentata e l’Italia ha la grande occasione per consolidare, attraverso politiche lungimiranti, la propria leadership globale nell’agricoltura più innovativa che abbiamo a disposizione, quella biologica e biodinamica.
Scrive per noi
- Marco Fratoddi, caporedattore di Agricolturabio.info, è giornalista professionista e formatore, si occupa di ambiente, cultura, innovazione, politiche sociali. Insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino dove ha centrato il proprio corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014, fa parte di Stati generali dell'innovazione. Ha diretto dal 2005 al 2016 il mensile "La Nuova Ecologia" di Legambiente, fino al 2018 è stato direttore editoriale della rete di educatori ambientali Weecnetwork. Dirige il periodico d'informazione culturale Sapereambiente e partecipa come direttore artistico all'organizzazione del "Festival della virtù civica" di Casale Monferrato (Al).
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