Rimboschimento in Valle Po

Il progetto socio-ambientale di rimboschimento è stato presentato il 6 settembre

In Valle Po il bosco si rigenera grazie a un progetto socio-ambientale

Il monastero ortodosso di San Basilio, il rifugio per animali selvatici “Pinco Pallino” e l’associazione Generation Krav Maga insieme per ripristinare sei ettari di pino strobo caduti in disuso dopo la chiusura di una cartiera. Fra attività sportive e  volontariato, tutela della biodiversità e cura del suolo anche attraverso il metodo organico

Circa sei ettari di terreno boschivo fra i 350 e i 400 metri sul livello del mare. Sono quelli al centro del progetto sociale e ambientale di recupero presentato domenica scorsa, 6 settembre, nel cuore della Valle Po, in provincia di Cuneo. Un progetto che nasce dalla collaborazione fra il monastero ortodosso di San Basilio in Revello, il canile e rifugio per animali selvatici “Pinco Pallino” di Cussanio e l’associazione sportiva Generation Krav Maga di Racconigi.  A conferma del principio fortemente innovativo che lo sostiene: stabilire sinergie tra realtà diverse per creare un circolo virtuoso che offra un modello di convivenza positivo ed educativo tra persone e natura ma anche di alternativa in sicurezza alle limitazioni di socialità imposte dalla pandemia.

 

Gli esemplari di Pino strobo nel bosco in Valle Po
Gli esemplari di Pino strobo nel bosco rigenerato in Valle Po

 

Il bosco è il risultato della piantumazione, circa 35 anni fa, di alberi da resa, il pino strobo, per la vicina cartiera. Con il crollo della domanda, il bosco venne abbandonato. Negli anni le piante si sono progressivamente diradate e il bosco ceduo autoctono (principalmente querce e castagni) sta recuperando il proprio terreno.

Oggi permangono alcune “isole” di strobi altissimi che competono per la luce e che nel tempo hanno ricoperto con uno spesso strato di aghi il terreno impedendo ad altre piante di crescere. All’interno di una di queste isole, un gruppo di volontari ha costruito un percorso di fitness composto da ostacoli e tappe che si snoda per circa 800 metri su ripide pendenze. La fruizione del percorso è aperta, libera a tutti e gratuita. A poca distanza, inoltre, è stato creato un Centro recupero animali selvatici nel quale sono ospitati cuccioli di capriolo, un daino ed altri piccoli animali. Sono anche state disposte aree relax dove è possibile leggere o meditare, immersi nella natura.

Ogni ostacolo o struttura sul percorso è stato costruito unicamente con legname già a terra e senza l’impiego di chiodi o altra ferramenta, per sensibilizzare i visitatori al concetto di sviluppo sostenibile.

Dopo circa un anno di lavoro sul terreno si è potuto notare un notevole miglioramento della biodiversità e la diminuzione degli smottamenti anche dopo piogge torrenziali. Il diradamento dei rovi negli ampi recinti degli ungulati ha portato alla ricrescita di erbe e fiori che sembravano spariti. L’impiego di letame e l’adozione di pratiche biodinamiche, la rimozione dei tappeti di aghi di strobo, la messa in sicurezza degli alberi ammalorati e delle zone del bosco più critiche hanno portato ad un aumento della presenza di api, lucciole e chirotteri. Sono anche tornati volpi e tassi.

 

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È possibile effettuare brevi escursioni per vedere salamandre ed altri anfibi, imparare ad identificare le spontanee edibili e riconoscere tracce e impronte di animali di passaggio. La chiesetta del Monastero è sempre aperta. Tra gli altri benefici, ci sembra importante segnalare questo: il lavoro manuale dei volontari, tra cui anche giovanissimi che hanno entusiasticamente aderito, ha sviluppato una consapevolezza ecologica maggiore e una rete di amicizie in sicurezza e distanziamento sociale.

 

Nel bosco è stato creato anche un  Centro recupero animali selvatici che ospita cuccioli di capriolo, un daino ed altri piccoli animali

 

Oltre al recupero ambientale e presidio del territorio, questo modello potrebbe applicarsi anche al recupero sociale e al reinserimento per soggetti con difficoltà. Il coinvolgimento di un adeguato numero di volontari permette a questo progetto di essere “cost efficient”, quindi sostenibile nel tempo.

Un esempio, insomma, di connubio tra spiritualità, promozione e tutela del territorio, sport, cultura ecologica e divertimento.

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Scrive per noi

Marco Fratoddi
Marco Fratoddi, caporedattore di Agricolturabio.info, è giornalista professionista e formatore, si occupa di ambiente, cultura, innovazione, politiche sociali. Insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino dove ha centrato il proprio corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014, fa parte di Stati generali dell'innovazione. Ha diretto dal 2005 al 2016 il mensile "La Nuova Ecologia" di Legambiente, fino al 2018 è stato direttore editoriale della rete di educatori ambientali Weecnetwork. Dirige il periodico d'informazione culturale Sapereambiente e partecipa come direttore artistico all'organizzazione del "Festival della virtù civica" di Casale Monferrato (Al).

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