
John Wesley Boyd è il fondatore e presidente della National Black Farmers Association
Glifosato, anche gli agricoltori neri d’America scendono in campo
La National Black Farmers Association, che raccoglie 109.000 contadini afroamericani, ha intrapreso un’azione legale contro la Bayer e chiede di ritirare dal commercio il Roundup. L’accusa: indurre i contadini neri, meno alfabetizzati e attivi su internet, a utilizzare il prodotto già al centro di molte azioni legali per le sue conseguenze sulla salute
Gli agricoltori neri degli Stati Uniti scendono in campo contro il Roundup e il suo principio attivo, vale a dire il glifosato. La National Black Farmers Association, infatti, che raccoglie 109.000 agricoltori afroamericani in 42 stati, ha intentato pochi giorni fa una causa federale per indurre la Bayer a interrompere la vendita dell’erbicida accusato più volte, anche sul piano giuridico, di provocare gravi patologie. Basti pensare che la società farmaceutica tedesca ha accettato a giugno di neutralizzare tramite un risarcimento di 10 miliardi di dollari le 95mila cause intentate da quanti ritengono di aver sviluppato linfomi non-Hodgkin e altre malattie riconducibili all’esposizione verso il composto chimico brevettato negli anni Settanta dalla Monsanto.
Black Farmers File Suit Against Monsanto Seeking to Block Sale of Roundup https://t.co/i7gyG9MRq1 pic.twitter.com/WKN5aHjYTh
— Health Smart (@HealthSmartMe) August 29, 2020
Ora un’altra vertenza, raccontano i media americani, pende sul fitofarmaco più utilizzato al mondo che l’Oms nel 2015 ha inserito fra le sostanze probabilmente cancerogene e presente, dopo che il brevetto nel 2001 è scaduto, nei prodotti di diverse aziende: «Se il Roundup fosse vietato non solo gli agricoltori come me sarebbero più sicuri, ma si faciliterà il ritorno delle sementi convenzionali sul mercato» ha dichiarato durante una conferenza stampa John Wesley Boyd Jr., fondatore e presidente dell’Nbfa, coltivatore diretto di Baskerville, in Virginia, dove gestisce una fattoria di 121 ettari, già vicino all’amministrazione Obama e fra i più impegnati attivisti nel campo dei diritti civili.
Gli avvocati della sua organizzazione sostengono che gli agricoltori neri siano stati costretti a utilizzare il Roundup nel trattamento di colture modificate e resistenti al prodotto dopo che la Monsanto ha monopolizzato il settore delle sementi, acquistando quelle di produttori concorrenti. Per di più la Bayer non fornirebbe le adeguati informazioni circa il corretto utilizzo del composto chimico né sui rischi per la salute che comporta e questo avrebbe provocato particolari conseguenze sugli agricoltori afroamericani anche a causa del loro minore tasso di alfabetizzazione e dello scarso accesso a internet.
Guarda il video su John Wesley Boyd della James Beard Foundation
La battaglia contro le discriminazioni razziali si compone, insomma, con quella contro il pesticida sullo fondo della campagna elettorale americana: «Il razzismo non ha posto nella nostra società o nella Bayer. Le persone dovrebbero vedere questa azione per quello che è: un tentativo da parte degli avvocati dei querelanti di utilizzare i media per promuovere i propri interessi finanziari» ha fatto sapere il colosso tedesco tramite la portavoce Susan Luke. Ma non è un caso che fra i legali dell’Nbfa ci sia Ben Crump, l’avvocato per i diritti civili che rappresenta anche la famiglia di George Floyd: «La Bayer-Monsanto ha creato un circolo vizioso costringendo gli agricoltori afroamericani a usare i loro semi e diserbanti in dosi sempre più elevate, esponendoli a un rischio maggiore di cancro – sono le sue parole – Questo è un problema di salute pubblica e giustizia razziale». E ancora:
«L’unico modo per interrompere questo cerchio è costringere Bayer-Monsanto a interrompere la vendita del suo prodotto cancerogeno negli Stati Uniti. Questo darà agli agricoltori neri americani la stessa protezione, così come accade ai cittadini di molti altri paesi».
Scrive per noi
- Marco Fratoddi, caporedattore di Agricolturabio.info, è giornalista professionista e formatore, si occupa di ambiente, cultura, innovazione, politiche sociali. Insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino dove ha centrato il proprio corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014, fa parte di Stati generali dell'innovazione. Ha diretto dal 2005 al 2016 il mensile "La Nuova Ecologia" di Legambiente, fino al 2018 è stato direttore editoriale della rete di educatori ambientali Weecnetwork. Dirige il periodico d'informazione culturale Sapereambiente e partecipa come direttore artistico all'organizzazione del "Festival della virtù civica" di Casale Monferrato (Al).
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