I pesticidi sono interferenti endocrini, ulteriori conferme in un nuovo studio
In un recente studio un gruppo di ricercatori dell’Università di Torino, del Cnr-Iom e della Sissa di Trieste, ha messo in evidenza la pericolosità di tre pesticidi, tra cui il glifosato, potenziali interferenti endocrini. La ricerca si concentra in particolare sulle dinamiche molecolari
È ormai sempre più evidente che i pesticidi, in particolare alcuni di loro, possono alterare il sistema endocrino. Sono sempre più numerosi gli studi scientifici che negli ultimi anni hanno provato la pericolosità delle sostanze chimiche presenti in questi prodotti di sintesi, e molti ricercatori si stanno concentrando sulle conseguenze, particolarmente pericolose, del cosiddetto effetto cocktail, dato dalla presenza di miscele di sostanze, che, anche in bassa concentrazione, portano danni enormi, soprattutto a lungo termine.
Lo studio
Una recente ricerca dell’Università di Torino insieme al Cnr – Iom e alla Sissa di Trieste, Molecular Basis for Endocrine Disruption by Pesticide Targeting Aromatase and Estrogen Receptor, pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, si concentra su tre pesticidi, glifosato, thiacloprid e imidacloprid, testati per la loro capacità di interferire con la biosintesi e la segnalazione degli estrogeni, e quindi per la loro potenziale azione come Edcs (Endocrine Disrupting Chemicals), ossia interferenti endocrini.
I risultati dei test
Secondo quanto emerso dai test, il glifosato inibisce l’attività dell’aromatasi (il sistema enzimatico che converte gli androgeni in estrogeni) fino al 30%, tramite un’inibizione non competitiva, oppure tramite un meccanismo di inibizione mista, a seconda della concentrazione di sostanza applicata. La capacità di inibizione dei tre pesticidi è stata testata anche su altre cellule, le cellule Meln: è stato riscontrato che il thiacloprid e l’imidacloprid, confrontati con il 17b estradiolo (spesso abbreviato con E2, il più potente e abbondante degli estrogeni), creano delle interferenze con l’attività estrogena.
I danni alla struttura molecolare
Si tratta di risultati importanti, proprio perché prendono in considerazione le dinamiche molecolari e le modalità con cui i tre pesticidi si legano alla struttura molecolare. In questo modo è chiaro il loro meccanismo da interferenti endocrini: il glifosato agisce come inibitore dell’aromatasi, mentre il thiacloprid e l’imidacloprid possono interferire con la segnalazione indotta dagli estrogeni.
Il ruolo dei coformulanti
Lo studio porta ulteriori prove dell’azione da interferenti endocrini dei pesticidi, certificando che queste sostanze attaccano proteine importanti del sistema endocrino. «Gli effetti inibitori dei tre composti testati sull’aromatasi sono parziali e i loro effetti estrogeni si verificano a concentrazioni relativamente elevate – si legge nel rapporto – Tuttavia, sono presenti possibili effetti estrogenici additivi con l’ormone fisiologico 17b estradiolo». Non solo, lo studio sottolinea anche un altro fattore di rischio, quello dei coformulanti, le sostanze chimiche che vengono addizionate ai principi attivi per “migliorarne” le qualità chimiche e fisiche, che portano con sé ulteriori rischi: «Si deve tenere conto del fatto che i pesticidi vengono solitamente introdotti nell’ambiente con i loro coformulanti che possono essere anche biologicamente attivi come Edcs».
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Il caos della messa al bando e le divergenze scientifiche
Lo studio, pubblicato ad agosto 2020, è tra i più recenti tra gli ormai numerosissimi che attestano la pericolosità dei pesticidi, e i danni che questi apportano alla salute, oltre che all’ambiente. Solo per restare in Italia, ad esempio, sono molti, nel corso degli anni, gli studi pubblicati da Isde. Nel 2018 l’Ue ha bandito l’uso dei neonicotinoidi (tra cui l’imidacloprid presente nello studio dell’Università di Torino), limitandone l’utilizzo solo nelle serre. Nel frattempo è circondata dal caos la questione della messa al bando del glifosato, al centro di una recente vicenda di risarcimenti ultra miliardari. Intanto il potente erbicida, il più diffuso a livello mondiale, ritenuto responsabile dell’aumento dei linfomi non Hodgkin tra gli agricoltori esposti alla sostanza, proprio a causa della sua onnipresenza nell’agricoltura convenzionale è tuttora emblema di divergenze scientifiche, nonostante la Iarc lo abbia definito un cancerogeno probabile. Definizione d’altronde confermata dall’entità e dalla quantità di risarcimenti pagati dalla Bayer, detentrice del Roundup, diserbante a base di glifosato.
Scrive per noi
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Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.
Contatto: Valentina Gentile
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