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La terza sessione del Convegno è stata coordinata dalla splendida sala Filippino Lippi della Fondazione Cr di Firenze. Qui sopra Carlo Triarico, Presidente dell'Associazione Biodinamica, insieme al presidente della Fondazione, Luigi Salvadori

Salute, ambiente, economia. La terza sessione del 36° Congresso di agricoltura biodinamica, un percorso che continua

Si è concluso con la terza sessione il 36°Convegno di Biodinamica, giovedì 10 dicembre in diretta streaming a cura della nostra rivista. Di cibo e salute hanno parlato medici illustri e agricoltori biodinamici. A moderare, l’oncologa Emanuela Portalupi, e Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica

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Prevenire le malattie, intervenendo prima di dover cercare una cura, fare tesoro della lezione della pandemia che ci ha colpiti, (ri)partendo proprio dall’alimentazione. Sono stati la salutogenesi globale e i percorsi di salute che vedono al centro la qualità del cibo, il centro della terza e ultima tappa del 36°Convegno Internazionale di Agricoltura Biodinamica. Giovedì 10 dicembre, in diretta streaming Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione Biodinamica collegato per l’occasione della splendida sala Filippino Lippi della Fondazione Cr di Firenze, e Emanuela Portalupi, medico specialista in oncologia e medicina antroposofica, hanno condotto e moderato la sessione, che ha visto la partecipazione di medici e specialisti e di agricoltori biodinamici.

Più salute, anche per il Pil

«Il titolo e la tematica sono stati pensati ben prima dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo», esordisce Carlo Triarico, sottolineando come il convegno, che doveva tenersi lo scorso febbraio e che è stato rimandato a causa del coronavirus, era stato pensato per affrontare il tema della salute globale prima del dilagare della pandemia. D’altra parte, spiega Triarico, salute, ambiente e tenuta economica sono tutt’altro che in contraddizione:

«Le agenzie internazionali dicono che per la tenuta del sistema agro alimentare mondiale occorre avere una riduzione del tasso di consumo di proteine animali che è lo stesso che ci viene indicato dall’Oms come quello più vicino alle migliori condizioni per la salute umana».

Condizioni che, come è ormai appurato, sono migliorate proprio dalle caratteristiche nutraceutiche rivelanti dei prodotti biologici e biodinamici, che la ricerca scientifica ormai rileva sempre di più e che allo stesso tempo sono i più remunerativi nelle esportazioni, contribuiscono significativamente al Pil italiano. «Le buone pratiche oggi, e il Green Deal mira proprio a questo, coincidono con gli interessi della tenuta economica del nostro paese, oggi leader della produzione bio», conclude Triarico.

Una visione scientifica per l’interesse collettivo

Una prospettiva fiduciosa è quella di Luigi Salvadori, presidente della Fondazione Cr Firenze, che sottolinea come le cose si stiano evolvendo: «Ricerca e innovazione per il futuro della Terra sono tra le priorità che ci siamo dati all’inizio del nostro mandato. Oggi è mutata la sensibilità, soprattutto dei giovani, nei confronti dell’ambiente». Una sensibilità che porterà, si spera le nuove generazioni a leggere la realtà in modo diverso. «Conciliazione è un’altra parola importante da usare per parlare di salute», sottolinea l’oncologa Emanuela Portalupi, moderatrice del convegno insieme a Triarico. Per Portalupi la medicina antroposofica nata nata all’inizio del ‘900, dà una visione scientifica del mondo, è stata ed è in grado di leggere le discipline su una base nuova: «Far fare un orto a un bambino è una parte di tutto questo». La cura della persona che parte da medici, terapisti e ospedali, non in una stanza chiusa ma che sviluppino progetti di interesse collettivo. Gli esempi della medicina antroposofica, per la dottoressa sono nell’epistemologia, nella possibilità di integrazioni in oncologia, nella prevenzione, nello sviluppare progetti contro resistenza a terapie anti microbiche, anche negli animali da allevamento.

 

Fra gli interventi, quello del medico ed epidemiologo Franco Berrino
Fra gli interventi, quello del medico ed epidemiologo Franco Berrino

Cibo, contaminazioni chimiche e patologie croniche

D’altra parte, come sottolinea nel suo intervento Franco Berrino, medico epidemiologo, negli ultimi vent’anni la conoscenza del rapporto tra il cibo e le patologie croniche, in particolare dei tumori, è aumentata grandemente grazie ai grandi studi prospettici. «Questi studi – spiega il celebre medico –hanno chiarito l’importanza di consumare cibi integrali, ridurre il cibo animale, soprattutto le carni rosse, il carico glicemico, gli alimenti troppo industrialmente raffinati, il carico infiammatorio. Ma hanno anche chiarito l’importanza della biodiversità nel piatto e del cibo biologico». E a questo proposito Berrino mostra i risultati di ricerche condotte sui tumori legati al tabacco. Che chi mangia verdure e frutta riduce rischio di cancro al polmone, è forse cosa abbastanza nota. Ma l’analisi evidenzia che a parità di tabacco e di fattori di rischio e di quantità di frutta e verdura, è la varietà un’altra grande protezione:

«Il 25% di popolazione con la maggiore varietà riduce rischio di circa il 30%. Stesso risultato per tumori all’esofago e diabete».

Medesimi risultati con il biologico: il rischio di cancro si riduce del 25% a parità di tutti i fattori che influiscono sul rischio tumore. E poi i Linfomi non Hodgkin, tristemente tornati alla ribalta negli ultimi mesi per via delle cause miliardarie contro Monsanto e il suo glifosato. Il risultato di uno studio francese mostra una riduzione del rischio di linfoma nei contadini del 75%, senza la contaminazione chimica dell’agricoltura. 

 

La dottoressa Emanuela Portalupi durante la conduzione del Convegno internazionale di agricoltura biodinamica
La dottoressa Emanuela Portalupi durante la conduzione del convegno

 

I “biocidi” e i loro effetti

Riallacciandosi ai numeri e alle ricerche portati da Berrino, Giuseppe Miserotti, medico e presidente Isde, cita Rachel Carson, quando parla di biocidi invece che di insetticidi in La primavera silenziosa del 1962. «Una delle diatribe tra chi produce e chi studia i pesticidi, è la differenza tra alti e bassi dosaggi», spiega il medico. Che continua ricordando i principali incidenti occorsi in fabbriche di pesticidi e fertilizzanti e le relative, devastanti conseguenze, protratte nei decenni: da Seveso a Bhopal in India dove nel 1984 fuoriuscirono 40 tonnellate di isocianato di metile dallo stabilimento della Ucil, dalla Farmoplant in Toscana ai più recenti incidenti di Hebei, nel nord della Cina nel 2012 e in Texas nel 2013. «Non bisogna poi dimenticarsi che anche le esposizioni minimali nel tempo hanno effetti gravi, così come non dobbiamo dimenticare che non siamo esposti a singole sostanze ma a cocktail di sostanze».

Il gruppo dei partecipanti al Convegno internazionale di agricoltura biodinamica, terza sessione
Il gruppo dei partecipanti al Convegno internazionale di agricoltura biodinamica, terza sessione

La risposta viene dalla Terra

È un intervento a muso duro quello di Maurizio Grandi, oncologo e immunoematologo, centrato sulla necessità di cambiare il paradigma del nostro modo di vivere e produrre: «Non siamo quelli di prima, le persone fanno finta di non accorgersene, ma il paradigma del mondo non è più lo stesso». Il professore sottolinea come il titolo del suo intervento programmato per l’anno precedente, Terra e cibo, risorse inestimabili in un percorso di salute, oggi è stato cambiato in Salute, una scelta che parte dalla Terra. «In continenti come l’Africa, che ha oltre il 60% di terra disponibile e oltre il 60% delle risorse, 243 milioni di persone soffrono di fame e ne muoiono. È il non senso della globalizzazione». Grandi invoca la necessità di tornare ad una proprietà collettiva della Terra, a una visione d’insieme, come i popoli indigeni delle Americhe, che la consideravano un essere vivente. « Il Buen vivir è una visione eco centrica e non antropocentrica. Non ci sono paesi in via di sviluppo e anche lo sviluppo sostenibile ha fatto il suo tempo. Non basta uno pseudo contentino all’ecologia; non sarebbe più semplice proporre l’equilibrio? La risposta viene dalla Terra». È poi la volta di Enrico Zagnoli, tecnologo alimentare e titolare dell’azienda agricola biodinamica ZAD Agrodynamics, che ha illustrato nel suo intervento l’importanza fondamentale delle api, anche per le nostre difese immunitarie, attraverso la propoli.

I numeri del bio

Per Stefano Gasperi, medico e segretario generale della Società Antroposofica in Italia, la domanda da farsi è quali sono gli elementi che rendono un uomo sano: «Tutto ciò che porta a separazione, isolamento, unilateralità, a isolare una parte dal tutto, conduce inesorabilmente a forme di conflitto, disarmonia, in termini medici a malattie individuali e sociali. La pandemia ha portato all’esasperazione tuta una serie di paradossi del modo di pensare e dello stile di vita mondiale, mostrando i limiti e la deriva di un certo tipo di pensiero scientifico». Fare biologico e biodinamico, sottolinea Roberto Zanoni, presidente Assobio, non è un banale ritorno al passato, ma grazie a innovazione e ricerca sarà il modo di fare agricoltura nel mondo: «I numeri e la parte economica hanno un significato. Gli ultimi dati del 2019 dicono che l’aria coltivata a biologico nel mondo è di 70 milioni di ettari, in Europa 15 milioni circa, in Italia sono stati superati i 2 milioni. Nel mondo gli operatori biologici sono oltre 3 milioni e 100 mila, in Europa quasi 400 mila, in Italia circa 80 mila. Siamo la nazione con il numero più importante». Dati incoraggianti, per un mercato che nel mondo si aggira intorno ai 93 miliardi, di cui 38 in Europa e 4 miliardi e 350 milioni in Italia, con incrementi molto significativi negli ultimi anni, cresciuti in tutti i canali di vendita. 

Un rischio silenzioso: il ritorno degli Ogm

Le conclusioni spettano a Maria Grazia Mammuccini, Presidente di Federbio, che mette in guardia sul rischio, in piena emergenza pandemica, che si introducano gli Ogm nel nostro Paese, nonostante l’Italia nel 2016 abbia scelto di non utilizzarli, con un decreto firmato dal Presidente della Repubblica. La presidente spiega così il pericoloso paradosso, una minaccia, quando da oltre due anni la legge sul biologico è ferma in Senato:

«Mentre la legge sul biologico è ferma, ci dicono a causa dell’emergenza sanitaria, si discute di provvedimenti sul registro delle varietà di sementi, piante fruttifere e orticole applicate nel nostro paese. In tutti i registri viene introdotta la possibilità di iscrivere varietà geneticamente modificate».

I produttori e le associazioni sono già in fermento, ma il caso è significativo, spiega Mammuccini, per ricordarci che: «Se continuiamo un approccio riduzionistico, se torniamo come prima, non avremo risolto nulla. Non possiamo più confondere la ricerca e l’approfondimento scientifico con un certo uso delle tecnologie». I cittadini, continua Mammuccini, sono molto più avanti rispetto alle scelte politiche, e i numeri di crescita del biologico lo dimostrano: «Scegliere un tipo di cibo significa scegliere anche un certo tipo di agricoltura». Il passaggio epocale, scelto anche dall’Europa con il Green Deal, richiede sforzi concreti: «La politica si dice idealmente a favore, ma non concretamente. Noi aspettiamo la legge sul biologico, ferma al Senato da due anni. Nella legislatura precedente era già approvata alla Camera e alla Commissione Agricoltura del Senato e non fu approvata. A quei cinque anni di attesa se ne sono aggiunti altri due. Di questa legge c’è bisogno, per tutta una serie di strumenti di cui il settore ha bisogno per supportare questa fase di cambiamento: ricerca, formazione, riconoscimento distretti biologici».

 

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Convegno biodinamica 2020

 

Scrive per noi

Valentina Gentile
Valentina Gentile
Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.

Contatto: Valentina Gentile

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