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Un momento del 36° Convegno internazionale di biodinamica che quest'anno si tiene on-line

36° Convegno di biodinamica, atto secondo. Sulle vie dell’Europa con l’agroecologia

Dalla necessità di diffondere di più le basi scientifiche della biodinamica, alle ripercussioni positive sull’economia. Dai buoni risultati sugli ulivi pugliesi affetti da Xylella fastidiosa, all’approccio tecnologico, fondamentale per eliminare la chimica. Sono stati alcuni dei temi trattati durante la seconda sessione del 36esimo Congresso di Agricoltura biodinamica

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Si è concluso anche il secondo dei tre appuntamenti previsti all’interno del 36esimo Convegno di Agricoltura Biodinamica. La videoconferenza, trasmessa in diretta lunedì 30 novembre, ha avuto come tema portante Le nuove ricerche e applicazioni in agricoltura biologica e biodinamica. Ad introdurre e moderare la sessione Enrico Amico, Presidente Demeter Italia, in collegamento dallo splendida Anfiteatro di Capua dopo il primo appuntamento celebrato, lo scorso 12 novembre, nella Sala dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, a Firenze.

 

Enrico Amico, presidente di Demeter Italia, duranta la conduzione del convegno dall'Anfiteatro di Capua
Enrico Amico, presidente di Demeter Italia, duranta la conduzione del convegno dall’Anfiteatro di Capua

Un’agricoltura che non lascia nessuno indietro

«A differenza dei maggiori paesi europei un corso di laurea in agricoltura biodinamica non esiste ancora – esordisce Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’agricoltura Biodinamica che ha promosso l’evento insieme a Demeter e all’Istituto di formazione Apab – eppure le cose stanno cambiando. La più grossa e antica casa vinicola cinese, fondata nell’800, classificata da Brand Finance come la seconda per importanza al mondo, ha deciso di fare la conversione al biodinamico. Il Mirazur, primo ristorante al mondo in Costa Azzurra, tre stelle Michelin, ha deciso di seguire un’impostazione biodinamica». Segnali che mettono in luce come si stia acquisendo una sempre maggiore consapevolezza:

«Agricoltori e cuochi cominciano a dare riscontri oggettivi sull’agricoltura biodinamica. C’è forte bisogno che la ricerca scientifica descriva più analiticamente i processi».

Soprattutto, nota Triarico, a fronte di un dato europeo drammatico, ossia quello dei fondi europei distribuiti: «Il 30% dei fondi in agricoltura vanno al 2% delle aziende, mentre l’80% delle aziende beneficiarie si divide il 20% dei fondi». Il problema, spiega Triarico, è che ai fondi gli ultimi non riescono nemmeno ad accedere. «In Europa il 40% degli agricoltori non accede nemmeno per un centesimo. L’Italia, che è prima per agricoltura ecologica in Europa, ci riuscirà. Ma per farcela nel Green Deal non bisogna lasciare indietro nessuno, ma soprattutto prendere ad esempio modelli come il biodinamico».

La scienza e il valore del suolo

Affinché questo avvenga, è necessario rendere note le basi scientifiche della biodinamica, come d’altra parte intende fare la neonata Società di scienze biodinamiche. Della fondamentale importanza dello sdoganamento scientifico dell’agroecologia, ha parlato la professoressa Manuela Giovannetti, ordinaria dell’Accademia dei Georgofili: «C’è bisogno di scienza, mai come in questo periodo storico. Abbiamo necessità di dare fondamenti scientifici solidi ai risultati anche ottimi che i nostri agricoltori biologici e biodinamici hanno ottenuto. Anche per contrastare gli attacchi che continuamente subiscono». A lei è stato consegnato peraltro l’assegno della Borsa di ricerca appena costituita nel nome di Giulia Maria Crespi a disposizione di giovani studiosi che vogliano approfondire le conoscenze nel campo della biodinamica.

Green deal biodinamico

Il rapporto tra Green Deal e biodinamica, anche nell’ottica della Farm to Fork, è stato al centro dell’intervento di Raffaella Pergamo, ricercatrice Crea, di Politiche e Bioeconomie. Per la studiosa, finalmente torna il suolo al centro di tutto il discorso sull’agricoltura: «Il suolo torna protagonista, dopo anni in cui era stato praticamente non considerato. È una presa di coscienza per necessità. E in quest’ottica la biodinamica è un valore aggiunto, perché è una strategia innovativa, ed ha investito in formazione e ricerca». E non è da tralasciare, per Pergamo, il fatto che in biodinamica il discorso etico vada di pari passo con quello dei lavoratori.

Diversità e biodiversità

Questioni riprese da Gaio Cesare Pacini, Docente di Agroecologia all’Università di Firenze e coordinatore del progetto Differ, che ha l’obiettivo di studiare e definire pratiche agro-ecologiche a sostegno della sostenibilità dei sistemi biologici biodinamici. «La diversità – spiega Pacini – è una delle qualità più importanti dell’agrosistema, che può garantire evoluzioni positive delle biocenosi all’interno delle aziende agrarie. Non solo biodiversità ma anche diversità delle funzioni e dei servizi ecosistemi offerti dalle aziende».

Il compost biodinamico

Il progetto Modelli Circolari, voluto dal Ministero dell’Agricoltura, approccio multi fattoriale in cui al centro è posta l’azienda agricola biologica biodinamica e lo studio analitico dell’applicazione del metodo biodinamico, è coordinato dal professore Giuseppe Celano, associato di Agraria dell’Università di Salerno, che così racconta l’esperienza: «Le ricerche hanno evidenziato che i preparati biodinamici condizionano il processo di compostaggio. Il compost biodinamico ha maggiore contenuto di molecole bioattive rispetto a quello ottenuto senza uso di preparato». Il progetto è uno dei più vasti e sistematici tenuti in biodinamica in Italia e vede in coinvolgimento di diverse università e di Agrifound, l’ente di ricerca in agricoltura biodinamica voluto da Giulia Maria Crespi. Un altro progetto è Padbio, presentato da Giovanni Dinelli, ordinario di Scienze e Tecnologie agro alimentari all’Università di Bologna. Si tratta di un progetto su sostanze ad alta diluizione per la difesa delle piante per sistemi agricoli a basso impatto ambientale. «Il Green Deal – interviene Dinelli – non è più questione di pareri, ma è la strada che l’Europa prenderà. Si parla di riduzione del 50% della chimica entro il 2050. Belle parole, ma bisogna trovare il modo di farlo. L’unico modo è tornare all’agroecologia». Che è fatta, continua il professore, necessariamente di ricerca, educazione, ma anche adattabilità e poi tecnologia:

«Perché il biologico non può farne a meno, se vogliamo sostituire la chimica. Steiner può piacere o meno, ma è stato il primo, negli anni ’20, a parlare di agroecologia. Il primo che dice non si nutre la pianta ma il terreno».

Questione di economia. Il vecchio modello è obsoleto

Sul valore economico della biodinamica si è concentrato l’intervento della professoressa Ginevra Lombardi del dipartimento di Economia dell’Università di Firenze, autrice del primo rapporto ministeriale sul biodinamico del 2017. Per la studiosa, quando si parla di agroecologia, si tende a soffermarsi quasi unicamente sulle ripercussioni positive sulla salute e sull’ambiente, mentre poco si dice sugli effetti economici. Eppure, spiega Lombardi, non è più tempo per l’agricoltura industrializzata: «I dati dimostrano gli effetti positivi sulla competitività e sostenibilità economica del settore. Una garanzia di produzione dei beni pubblici, con effetti positivi sul benessere sociale». Dello stesso parere Caterina Batello, già Team Leader Plant Production, Food and Agricolture Organization (Fao): «Ci chiediamo ancora se un nuovo modello sia possibile. In verità ci stiamo già andando incontro. È il vecchio modello, che voleva un aumento di produzione a tutti i costi, che è obsoleto. È la realtà che chiede all’agricoltura di cambiare».

Xylella fastidiosa e l’approccio biodinamico

Uscire dal modello di produttività a tutti i costi ha a che fare, e in modo molto controverso, anche con la tragica questione Xylella. E il metodo biodinamico sta dando buoni risultati sulla piante pugliesi malate. Ne parla Gianluigi Cesari, ricercatore dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica, autore di pubblicazioni scientifiche sul tema, raccontando l’esperienza degli ovicoltori resilienti nell’aria infetta da Xylella fastidiosa, a sei anni dall’inizio dell’emergenza: «L’ approccio agro ecologico sistemico sta dando risultati interessanti, utili e inediti a livello internazionale».

Il prossimo webinar è previsto per giovedì 10 dicembre, ore 15.00.

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Scrive per noi

Valentina Gentile
Valentina Gentile
Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.

Contatto: Valentina Gentile

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