Dino Mellano in un campo della sua azienda

Dino Mellano in un campo della sua azienda

«Le nostre mucche producono latte e carne, ma soprattutto una cosa importantissima che è il letame, il concime dei nostri terreni. Senza concimazione non si va da nessuna parte. È per questo che la mucca è da sempre, nella storia dell’agricoltura, determinante. Rappresenta il concime dell’azienda». Pronipote, nipote e figlio di allevatori, Dino Mellano, titolare dell’Azienda Agricola Mellano di Rivarolo Canavese, a pochi chilometri da Torino, nonché vicepresidente  di Demeter Italia, non ha dubbi.

Per lui la scelta biodinamica nella conduzione di un’azienda agricola, soprattutto nella gestione degli animali, non ha pari.

Lo abbiamo intervistato in occasione del webinar dedicato alla zootecnia a cui ha preso parte nell’ambito delle Settimane tematiche di formazione promosse dall’Associazione per l’agricoltura biodinamica, in collaborazione con Agricolturabio.info, all’interno del progetto Valbioagri.

 

Dino Mellano
Dino Mellano è pronipote, nipote e figlio di allevatori. Gestisce l’azienda agricola insieme alla sorella Raffaella

La sua azienda, ci racconta, nonostante le difficoltà iniziali è cresciuta moltissimo. Partendo da una stalla di circa 90 animali, dopo il diploma da perito agrario ottenuto trent’anni fa, Dino inizia a lavorare in cascina. I Mellano erano in affitto, poco alla volta acquistano i terreni e le aziende e iniziano a sviluppare nuove attività. Oggi hanno in stalla circa 1.500 animali e un’azienda agricola che produce latte, carne e cereali («Al momento li facciamo trasformare, ma in seguito probabilmente trasformeremo noi»), che fa parte del consorzio Natura e Alimenta, di cui sua sorella Raffaella è la direttrice commerciale, che raggruppa 25 aziende biologiche e biodinamiche. Una presenza, quella di Raffaella e delle altre donne della famiglia, che, spiega, ha contribuito alla crescita aziendale:

 

«Il lavoro della mia mamma, inizialmente era soprattutto in casa, accudiva i bambini. Oggi, in azienda, io lavoro al suo fianco ed abbiamo l’aiuto di mia sorella. Le donne hanno dato un contributo fondamentale per far crescere l’azienda».

Come si è avvicinato alla biodinamica, perché? Cosa l’ha convinta a passare a questo approccio?
Sono più di vent’anni. L’ho conosciuta perché mi sono reso conto, dopo un po’ di anni che facevo biologico, che quello non poteva essere il futuro, perché in realtà i mezzi usati nell’agricoltura convenzionale nel biologico venivano semplicemente trasformati: in convenzionale si usavano i concimi chimici e per il bio hanno iniziato a inventare i concimi biologici. Invece la biodinamica è un sistema per il quale tutto l’organismo aziendale deve lavorare nella stessa direzione.

Questo cosa comporta in un’azienda che ha degli animali, come la sua?
Tutto è dimensionato per sostenere l’allevamento. Non si può avere un allevamento di animali senza la terra. Noi abbiamo animali da latte e da carne, vacche di razza frisona, i maschi vengono usati soprattutto per fare la carne degli omogeneizzati dei più importanti marchi biologici sul mercato. Abbiamo diverse aziende, circa 500 ettari in tutto, la maggior parte nel torinese, una più piccola dove facciamo il pomodoro.

Il metodo biodinamico ha avuto riscontro economico positivo per lei?
Sì, nonostante negli anni passati fosse difficile trovare nuovi sbocchi. Oggi abbiamo più possibilità di mercato.

Con la pandemia la richiesta di carne biodinamica è aumentata, nella sua esperienza?
No, non per quanto riguarda il baby food. Perché i genitori sono rimasti a casa e la tendenza è stata quella di fare da soli. Lo stesso vale per i ristoranti, le mense, i piatti pronti, ecc.

Ma in concreto come funziona la gestione biodinamica nella vostra azienda? Come vengono trattati gli animali, a cominciare dalla razione alimentare?
La nostra azienda produce almeno il 70, 75% di quello che consumiamo, in certi mesi dell’anno anche il 100%, dipende dalle annate, se la stagione non è stata clemente acquistiamo qualcosa di biologico dall’esterno. La nostra razione alimentare si compone di fieno e cereali semplici, niente mangimi. Se c’è da fare qualcosa lo facciamo noi.

 

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Gli animali dove vivono, dove stanno tutto il giorno? E la loro mobilitazione come funziona?
I nostri animali stanno nelle stalle, ma abbiamo dei paddock esterni, in modo che possano comunque camminare e muoversi liberamente. In alcune fasi della loro vita e quando le stagionalità lo permettono, hanno a disposizione anche i pascoli delle zone limitrofe della stalla.

Qual è la differenza tra un allevamento biodinamico e uno convenzionale, non necessariamente intensivo?
Intanto l’allevatore e l’agricoltore convenzionale si specializza nei prodotti che crescono meglio, mentre il biodinamico deve produrre la maggior parte di quello che consuma nella sua stalla perché la maggior parte della razione alimentare proviene dall’azienda stessa. Per quanto riguarda le cure degli animali si usa l’antibiotico solo in extrema ratio. Prima si devono impiegare tutte le tecniche per risolvere il problema a monte.

Il tema della salute degli animali, delle loro malattie, dei metodi per curarli è molto importante. Sappiamo che negli allevamenti intensivi le loro condizioni sono disastrose. Ci spiega meglio come li curate e qual è la differenza con l’approccio convenzionale?
Se ci sono cinque animali che non stanno bene, non si guarda solo ai cinque animali ma alla causa del malessere. Bisogna cercare di anticipare l’arrivo della malattia. In più da un punto di vista degli spazi, ogni animale ha diritto ad avere degli spazi molto più ampi, rispetto ad una stalla convenzionale. Nella nostra stalla l’animale deve sentirsi a casa.

 

 

Ma se un animale sta male chi viene a visitarlo?
Abbiamo due veterinari interni. In casi difficili usiamo le vaccinazioni. Un veterinario si occupa del benessere della mandria, in caso di malattia si impiegano cibi che tolgano l’infiammazione, si usano i metodi più semplici, ma il concetto è capire qual è il problema partendo dalla difficoltà della mandria e non del singolo animale.

L’antibiotico, come diceva prima, è l’extrema ratio, un po’ come dovrebbe essere per gli umani…
Certo. Se dieci persone vanno al ristorante e a cinque viene il mal di pancia, il punto non è solo far passare il mal di pancia, ma capire qual è il cibo che lo ha causato. Noi abbiamo una biologa in azienda, dato che oggi malattie e difficoltà si generano da più fronti, ed in team con i veterinari si cerca di capire l’origine del malessere. La verifica dei cibi è continua, per capire se sono sani. Ad esempio una cattiva conservazione di un prodotto può dare problemi…

Quindi come funziona l’alimentazione e la gestione dei foraggi?
La raccolta viene fatta nei tempi giusti, anche per il fieno: bisogna raccoglierlo in fioritura e non quando ha già generato il seme. Si parte dal controllo della raccolta a come viene movimentato il foraggio. Abbiamo macchinari che non raccolgono la terra, che in certi casi può creare dei problemi all’animale. Poi stocchiamo, verifichiamo che non scada, abbiamo sonde per capire se si stia scaldando il prodotto, in quel caso vuol dire che una parte non è stata curata bene…

 

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Dunque utilizzate la tecnologia per il benessere animale…
Sì. Ne usiamo molta. Ogni animale che viene munto viene controllato : il peso, i passi che ha fatto, quanto è stato coricato, siamo in grado di verificarlo tutti i giorni. Un animale malato rimane molto in piedi. Se un animale dorme 5 o sei ore invece di 8, vuol dire che qualcosa lo agita. La tecnologia ci permette di accorgerci di tutte quelle cose che fanno la differenza.

Secondo lei si può dire che per un allevatore biodinamico il benessere animale è parte integrante della logica aziendale?
Certo. Oggi stiamo vedendo una nuova attenzione per il benessere delle persone e degli animali. C’è una relazione. Se un animale sta bene è importantissimo. E poi i nostri animali sono più sensibili di altri…

Per quanto bene possano essere stati trattati però, arriva la fase finale della vita di un animale d’allevamento. Sono comunque destinati alla morte in mattatoio. Quindi qual è la differenza tra voi e un allevamento convenzionale?
Purtroppo la morte fa parte della vita. Per noi è un momento delicato che va trattato con sensibilità. Gli animali vengono spostati spesso, durante la loro vita, perché vivono in gruppo. Sono abituati ad essere spostati, cambiano gruppo, ad esempio una mucca gravida viene spostata in una determinata area, poi c’è la nursery dove rimane con il vitellino…quando è in asciutta va al pascolo…Ci dedichiamo con attenzione alle varie fasi della vita dell’animale.

 

Raffaella Mellano, imprenditrice biodinamica ad Aglié, in provincia di Torino
Raffaella Mellano, direttrice commerciale del Consorzio Natura e Alimenta

 

Ma il momento dell’ultima partenza, quella per il mattatoio: cosa succede? Come funziona? Il trasporto, ad esempio: chi lo effettua, in che condizioni?
Gli animali viaggiano in gruppo, perché durante la loro vita non sono mai stati soli. Rispettiamo i protocolli di trasporto, i trasportatori hanno le autorizzazioni previste e necessarie , il viaggio non può mai essere troppo lungo. I camion sono sempre puliti, non mescoliamo i gruppi, gli animali abituati a stare insieme stanno ancora insieme, non ci sono altre provenienze.

Chi li trasporta? E cosa succede una volta giunti in mattatoio?
Ci sono aziende autorizzate per il trasporto animali che applicano i protocolli previsti. All’arrivo al macello gli animali non vedono mai quello che succede all’interno. Potendo scegliere non vorremmo mai arrivare a queste opzioni ma è il meglio che si possa fare.

Scrive per noi

Valentina Gentile
Valentina Gentile
Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.

Contatto: Valentina Gentile

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