Podere Montisi, custodi di bellezza e grani antichi
L’azienda di Barbara Pastore, professoressa di geografia economica e politica, si trova a Calenzano, sui colli di Firenze. Fiore all’occhiello della produzione del Podere Montisi, tra ulivi e un cipresseto tra i più grandi d’Europa, sono i grani antichi toscani
Travalle, frazione di Calenzano, alle porte di Firenze, è un posto interessante da molti punti di vista. Alla bellezza dolce del paesaggio toscano si unisce l’aspetto storico, con il Parco Agricolo Archeologico che conserva tracce etrusche, romane, medievali e rinascimentali. È qui che più o meno una decina di anni fa Barbara Pastore e suo marito Saverio Frosini hanno acquistato dei terreni, ricomponendo quello che era l’antico podere Montisi di Travalle. Lei professoressa di geografia economica e politica in un istituto tecnico, lui medico chirurgo, entrambi fiorentini che vivevano a Prato, hanno acquistato una parte del complesso colonico restaurandolo con un paio di operai; «Ci abbiamo lavorato due anni e mezzo – spiega la professoressa Pastore – cercando di utilizzare tutti materiali naturali».
Splendore nel verde toscano
Oggi l’azienda Podere Montisi, 14 ettari di cui 6 di uliveto, seminativo e frutti e il resto occupato da un cipresseto, «Sembra sia uno dei più grandi d’Europa», aggiunge Pastore, è una fattoria biodinamica e un agriturismo eco-sostenibile tra i più interessanti della campagna toscana. Lo splendido edificio del 1500 è stato restaurato tutto con criteri di sostenibilità, dal sistema fotovoltaico al Tesla notturno per l’accumulo di energia elettrica, dal riciclo delle acque piovane fino alla scelta di calce naturale. L’avventura è iniziata con una scelta coraggiosa e consapevole: «Venivamo dalla città. Abbiamo 4 figli e volevamo per loro una vita più legata alla terra – racconta Barbara – Quello che insegno ha a che fare con la sostenibilità, e più continuavo a raccontare queste cose ai miei studenti, più mi dicevo: ho queste cose tra le mani, cosa posso fare?».
Dal rispetto del bambino al rispetto del suolo
Nel frattempo si avvicina alla biodinamica tramite i figli, che frequentavano l’asilo steineriano. Il primo approccio è quindi, anche grazie all’incontro con una maestra pistoiese, quello con il metodo educativo: «Il rispetto della persona e della natura che ho visto all’asilo mi ha colpito molto. Poco alla volta, leggendo Steiner, ho scoperto che aveva scritto anche di agricoltura. Io e mio marito abbiamo letto molto, le sue opere e quelle di chi ha continuato nella sua eredità».
Dall’educazione all’agricoltura, il passo è breve: «Quello che ci ha colpito è come il rispetto del bambino in agricoltura è il rispetto del suolo, della natura e delle leggi che la regolano».
Una scelta appassionata
Grazie all’eredità di una nonna, la coppia acquista i terreni del podere, seguendo la propria comune passione per la campagna e per la vita agricola. «Mio marito ha passato l’infanzia nel Chianti, nell’azienda del nonno. Sapeva già usare i trattori i macchinari. Io sono un’appassionata di semi: sin da quando ero piccola ne ho sempre raccolti, durante tutti i miei viaggi. In Medio Oriente, in Iran. Dappertutto ho sempre provato a riprodurli a casa, nel nostro piccolo giardino». Una passione che trova nuovi spazi con l’acquisto del podere:
«Quando abbiamo avuto la possibilità di comprare una colonica nella natura, ci siamo dedicati alla coltivazione di semi in modo appassionato»·
Custodi di bellezza
I terreni erano incolti da trent’anni, una situazione emozionante, per i due coniugi, che percepiscono subito il potenziale del luogo e se ne innamorano. «Un luogo incantato, intonso da centinaia di anni – si emoziona Barbara – Noi siamo custodi temporanei di tanta bellezza. Abbiamo trovato i terreni coltivati come lo erano negli anni 50. Una situazione interessante. Abbiamo comunque dovuto aspettare tre anni di conversione al biologico, ma di fatto erano terreni intonsi. È stato bellissimo: abbiamo iniziato con attrezzature rispettose del terreno, poche cose, e sin da subito abbiamo fatto le rotazioni triennali e il preparato 500. Lo diamo in modo rudimentale, senza grandi attrezzature. Tutto è fatto a mano».
Alla scoperta dei grani antichi
Nel 2014 cominciano a coltivare grano, oltre che a star dietro agli ulivi. «Ci siamo legati all’Università di Firenze, dove i grani antichi vengono studiati dal professor Benedettelli e da altri. Ci siamo subito appassionati. Abbiamo deciso di coltivare grani antichi, in collaborazione con l’università di Firenze e la Rete Semi Rurali. Ci siamo sempre messi a disposizione di tutti e coltiviamo ancora come negli anni ’50 dentro agli interfilari tra gli ulivi». All’interno dell’azienda c’è un mulino, si produce farina e pane su ordinazione con lievito madre, possibilmente integrale. «Mescoliamo per il nostro pane sia il farro monococco, che ci ha affascinato molto e nella nostra azienda viene benissimo, sia il Senatore Cappelli, in particolare la popolazione coltivata di Salvatore Ceccarelli, professore che ha lavorato trent’anni alla Banca del Seme d’Aleppo, l’Icarda. Tre anni fa ci hanno affidato questa popolazione che si sta evolvendo ogni anno in modo autonomo».
Il buongusto degli animali selvatici
L’amore per i grani traspare dalle parole della professoressa: «Sono grani meravigliosi. Abbiamo fatto la pasta, nonostante siano grani teneri. Ci ha appassionato il fatto di poter seminare 2000 varietà diverse in campo, e poi pian piano vedere negli anni cosa la natura crea, cosa ci ridona. Ed è stato una gran bella sorpresa». Le potenzialità di questi grani sono enormi, e tra i primi ad accorgersene ci sono gli animali selvatici. Come caprioli e cinghiali, che purtroppo depredano i loro campi, scegliendo con una cura che non lascia dubbio sul loro essere dei buongustai:
«Noi facciamo grani antichi toscani, verna, gentil rosso, gentil bianco. Grani molto belli, alti, profumati. La fattoria accanto a noi invece coltiva in convenzionale, grani moderni. La differenza si vede subito: gli animali scelgono il nostro grano».
Grani e farine eccezionali e unici
Nessun dubbio quindi sui criteri di scelta degli animali, e quindi sulla superiorità qualitativa dei grani coltivati con la biodinamica, anche se, come spiega Barbara Pastore, i grani antichi sono più problematici per chi li produce, perché non raggiungono grandi rese. Sono inoltre grani delicati, che possono sciuparsi o non giungere alla maturazione se piove o grandina. Eppure: «La meraviglia di coltivare questi grani è nel sapore, nei profumi, nella qualità, nel prodotto. Sono grani che non hanno subito modifiche né sono mai stati irradiati con raggi gamma com’è successo con i grani moderni. Il glutine è davvero inferiore, lo si può vedere, facendo il pane non si possono lavorare queste farine come si lavorano le farine 0 o 00 dei grani moderni». Una qualità totalmente diversa da quella convenzionale: «Noi abbiamo una macina a pietra e tendiamo a tenere per il pane la farina integrale come prodotto principale, per cui questi pani sono meravigliosi dal punto di vista salutistico, sono un alimento vero e proprio».
Il podere che recupera le specie antiche e locali
Il recupero di specie antiche e locali non si ferma ai grani, e il Podere Montisi ha anche una coltivazione di mele cotogne, con cui vengono preparate anche delle marmellate, di cui è custode per la Regione Toscana.
«Ci interessava recuperare quello che nella nostra zona veniva coltivato. Spesso, soprattutto per quanto riguarda gli alberi da frutto, sono molto più resistenti rispetto ai moderni».
I 6 ettari di uliveto, producono un olio extravergine d’oliva pregiato, che proviene dalle 400 piante d’olivo di cultivar toscane presenti. Non mancano le api, con un agricoltore biologico che porta le sue arnie, e una piccola coltivazione di erbe aromatiche.
La vocazione didattica: un’altra agricoltura è possibile
Ma il podere, che è anche agriturismo e fattoria didattica, offre anche ospitalità, corsi, degustazioni:
«L’aspetto divulgativo – spiega Pastore – è importante, e anche per la mia vocazione didattica ci interessa stare con le persone, far vedere che il biologico e la biodinamica sono possibili, i prodotti sono ottimi».
Ed è proprio questo aspetto che, spiega Barbara, vogliono potenziare. Dopo aver piantato un piccolo campo di lavanda proprio vicino alla chiesa romanica di Travalle che confina con i loro campi, per renderli più fluidi, il progetto è di fare anche accoglienza per i pellegrini, che percorrono la Via Romea Germanica Imperiale e la Via di San Jacopo: «Ci piacerebbe accogliere al meglio i pellegrini alla ricerca di sé stessi. Per permettere loro di vivere la natura in modo armonico, che è quello che noi abbiamo fatto per noi stessi e per i nostri figli».
Scrive per noi
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Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.
Contatto: Valentina Gentile
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