Francesca e Giacomo Allione

Francesca e Giacomo Allione proseguono l'azienda di famiglia a Tarantasca, nel Cuneese

Cascina Palazzo, un’antica storia di qualità. Nel segno della frutticoltura biodinamica

Il nonno già puntava sulle produzioni di eccellenza, il papà negli anni ’80 fu tra i pionieri della lotta integrata. Oggi Francesca e Giacomo Allione proseguono questa esperienza guardando alla gestione simbiotica dell’organismo agricolo e alla sostenibilità complessiva dei processi d’impresa

Cascina Palazzo è un’azienda agricola frutticola nata nel 1946 e situata nel comune di Tarantasca, in provincia di Cuneo. L’azienda di circa 160 ettari e che impegna dai 20 ai 40 addetti a seconda del periodo dell’anno, si colloca a 500 metri sul livello dal mare in prossimità del Parco fluviale Gesso e Stura, un’area naturale protetta e zona umida che ha favorito la conversione dell’azienda al biologico, prima, e al biodinamico poi. Ci raccontano la storia di questa avventura imprenditoriale Francesca e Giacomo Allione, i due fratelli che oggi gestiscono l’azienda. Sono la terza generazione, dopo il nonno Giacomo fondatore dell’attività e il padre Paolo che ha gestito la svolta bio dell’azienda. Francesca, nata nel 1976, è laureata in Economia e Commercio e, prima di rientrare in azienda ha maturato un’esperienza commerciale nel settore degli abiti per bambini mentre Giacomo, classe ‘74, è un ingegnere gestionale che ha lavorato per una decade in una industria metalmeccanica, svolgendo vari ruoli. Racconta Giacomo:

«Sono esperienze che ci sono state molto utili per capire come funziona un’azienda. E quando nostro padre ci ha detto che stava invecchiando e dovevamo decidere cosa fare dell’azienda di famiglia, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che eravamo pronti per affrontare questa nuova avventura».

Papà Paolo, dopo 60 anni nei campi, ha quindi lasciato le redini ai figli ma continua ad andarli a trovare in azienda, a dare buoni consigli e soprattutto a motivare i ragazzi. «Nostro padre è un gran motivatore, ci spinge ad intraprendere le nuove strade e ci trasmette la voglia di andare avanti con entusiasmo» dice Francesca.

 

 

Il nonno, nel dopoguerra, aveva iniziato a produrre burro e formaggi e allevava suini ma poi aveva esteso la produzione alla frutta. Fu uno dei primi agricoltori del cuneese a dedicarsi alla frutticoltura e nel 1958 fu premiato dal Ministro dell’Agricoltura con 80mila lire, pari a circa 1.000,00 euro attuali, per l’aumento della produttività aziendale. «Nonno Giacomo coltivava con metodo convenzionale ma dal 1980 nostro padre iniziò un progetto per l’alimentazione dei bambini in stretta collaborazione con la Plasmon. Siamo stati tra i pionieri della lotta integrata guidata – spiega Giacomo – Gli stabilimenti Plasmon indicavano i prodotti consentiti nei trattamenti limitando tutti quei prodotti di sintesi che, durante la lavorazione, potevano trasformarsi in sostanze mutagene o cancerogene».

 

Un frutteto Nashi in fiore
Un frutteto Nashi in fiore

 

Fu in quel periodo che Cascina Palazzo entrò a far parte del programma Oasi ecologica Plasmon. «Dovevamo seguire un calendario dei trattamenti molto ristretto e tutte le produzioni dovevano essere coltivate lontano da fonti di inquinamento come autostrade o aree industriali». Poi nel 1992 la conversione al biologico su stimolo delle aziende clienti a cui veniva conferito il raccolto e che erano per la maggior parte orientate al baby food. «Ma anche il mercato del fresco apprezzò la nostra decisione di certificarci biologici», specificano Giacomo e Francesca. E aggiungono:

«Certificarci fu una scelta di tipo industriale, dettata dal mercato, ma negli anni siamo diventati consapevoli che per un mondo più pulito dovevamo arrivare a fare un’agricoltura più sostenibile possibile. Ed è stato grazie ai nostri studi sull’agricoltura, alla partecipazione a corsi organizzati dall’Associazione biodinamica e ad approfondimenti con altre aziende che la praticavano che venimmo a conoscenza del metodo e iniziammo a convertire gradualmente tutta l’azienda fino ad arrivare, nel 2013, a certificarci Demeter».

 

Una conversione graduale alla biodinamica che è durata alcuni anni per assimilare le pratiche e vedere come impattavano sui vari processi aziendali. Un periodo durante il quale Cascina Palazzo è stata supportata dai tecnici di Demeter e dagli agricoltori biodinamici amici, in particolare per capire come introdurre in azienda i preparati e come gestire la diversità vegetale. «Abbiamo sviluppato dei progetti di inserimento nei frutteti di aree verdi con siepi, abbiamo circa quattro ettari di terreno destinati a bosco di castagno ceduo e, in prossimità del fiume, abbiamo piantato delle acacie e lasciato delle zone incontaminate in cui la fauna si può ripopolare per dare maggior spazio possibile alla biodiversità e favorire l’impollinazione delle api e degli altri insetti. Anche nei frutteti abbiamo evitato di dedicarci ad un’unica varietà ma abbiamo cercato di avere un’ampia diversità di prodotto». I risultati sono di tutto rispetto:

«Coltiviamo nove varietà di mele, cinque di pesche, sette di pere, tre di susine, il kiwi e siamo siamo stati tra i primi a introdurre il nashi, la pera asiatica». Frutta che va sia al mercato della trasformazione industriale per diventare cibo per i bambini sia, come fresco, alla grande distribuzione organizzata straniera.

 

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Giacomo spiega che, per quanto riguarda il settore del baby food, l’industria richiede dei parametri qualitativi molto stringenti, con requisiti anche più restrittivi di quelli previsti dall’agricoltura biologica. «Le industrie di trasformazione all’inizio dell’anno produttivo inviano i loro tecnici che ci illustrano i parametri da rispettare, eseguono dei prelievi sul terreno per valutarne la fertilità del suolo e analizzano le foglie e il legno delle piante».

 

Il packaging ecologico di Cascina Palazzo
Il packaging ecologico di Cascina Palazzo

 

La vendita al mercato del fresco invece è stata una sfida più recente ma sta velocemente diventando predominante. Ad oggi i mercati riguardano prevalentemente i paesi del centro e nord Europa. «I prodotti biodinamici sono molto conosciuti e apprezzati all’estero mentre in Italia non c’è ancora una grande penetrazione – spiegano Giacomo e Francesca – Con altri produttori biodinamici italiani abbiamo costituito un consorzio denominato BIF-Biodynamic Italian Farms per interfacciarci insieme con la grande distribuzione tedesca e svizzera». E la vendita alla Gdo estera è stata uno stimolo per un’innovazione che vada nell’ottica della sostenibilità ambientale.

 

 

Racconta Francesca che erano consapevoli del fatto che presentare un prodotto bio confezionato nella plastica, un derivato del petrolio, non aveva senso e che sarebbe stato incentivante per i clienti finali vedere che l’impegno ambientale del produttore si rifletteva anche nel packaging. «Durante il primo lockdown, tra marzo e giugno 2020, insieme all’azienda romagnola Pakfrut, che produce macchine per il confezionamento della frutta, e l’azienda veronese Agrypack, che produce imballaggi, abbiamo sviluppato un progetto per eliminare totalmente la plastica creando un imballaggio in cartone con delle alette pieghevoli chiuse con l’etichetta adesiva». La cosa interessante è che il costo di questa nuova confezione è uguale a quella precedente e quindi non è stato necessario aumentare il prezzo finale nonostante l’evidente miglioramento in termini di impatto ambientale. E per quanto riguarda la questione ambientale Cascina Palazzo ha cercato di ridurre il suo impatto anche grazie all’impianto fotovoltaico su tutti i tetti per il fabbisogno elettrico degli annessi aziendali e su ogni pozzo presente nei campi per far funzionare le pompe e, per il riscaldamento, una caldaia a cippato che brucia il legno e le ramaglie di potatura dei campi. Un orientamento alla sostenibilità dell’organismo aziendale coerente con la scelta biodinamica.

 

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Demeter Italia, l’ente di certificazione per il biodinamico, nel 2018, in anticipo rispetto le altre Demeter nel mondo, ha stabilito che tutte le aziende certificate con più di cinque ettari fossero obbligate ad inserire ruminanti in azienda e, quindi, anche Cascina Palazzo si sta attrezzando per introdurre l’allevamento animale. «In passato ci siamo indirizzati sulla frutticoltura in maniera radicale e avevamo un po’ perso di vista l’allevamento che il nonno praticava. In questi ultimi anni abbiamo collaborato con aziende biologiche della zona che allevano vacche per l’approvvigionamento di letame per i cumuli biodinamici. Ma ora abbiamo capito che è necessario rintrodurre gli animali in azienda e il progetto che stiamo sviluppando riguarda l’allevamento delle pecore di razza nana Ouessant, animali che possono vivere in simbiosi con la coltivazione perché non creano danni ai tronchi dei frutteti ma anzi porteranno beneficio ai terreni con le loro deiezioni», spiega Giacomo.

 

I terreni della Cascina Palazzo sono di medio impasto e i frutteti sono stati allestiti su suoli che non erano stati sottoposti agli stress dell’agricoltura intensiva ma su cui erano presenti prati stabili. La maggiore criticità riguarda il compattamento del suolo a causa del passaggio di macchinari pesanti tra i filari ma le lavorazioni come l’erpicatura, l’inerbimento, il sovescio, lo spargimento del compost da cumulo negli interfilari e la distribuzione del preparato 500, opportunamente dinamizzato, creano le condizioni per un terreno ricco di humus. Aggiunge Giacomo:

«Per quanto riguarda il 501 ci siamo resi conto che dobbiamo fare attenzione alle piante più giovani e quindi ne distribuiamo in dosi meno concentrate ma più frequentemente. Certo è che i benefici a livello di ecosistema sono visibili. Il terreno è ricco di lombrichi e questo è dovuto alle lavorazioni che facciamo ma anche alla selezione del letame che utilizziamo per i cumuli biodinamici. Abbiamo visto infatti che la fatta migliore è quella delle vacche come la bruna alpina o la frisona piemontese allevate da allevatori che ancora fanno la transumanza».

E gli attacchi di insetti dannosi sulle piante sono gestiti in maniera naturale, con dei preparati a base di bacillus o con gli estratti di aglio, per la cimice asiatica, o di ortica: «In alcuni frutteti abbiamo messo delle reti anti insetto che di fatto eliminano il ricorso ai trattamenti» aggiunge Francesca.

 

Ora l’impegno dei due imprenditori, insieme ai colleghi del consorzio BIF, è quello di allargare il mercato del prodotto fresco biodinamico anche in Italia. «Ci stiamo attivando con piccoli progetti ma l’obiettivo è quello di fornire i nostri prodotti certificati Demeter a supermercati diffusi in tutto il territorio nazionale. Certo, servirà che i consumatori siano informati su cosa è l’agricoltura biodinamica e sui benefici che questa porta alla salute dell’ambiente e delle persone, perché solo questo porterà ad un reale sviluppo del mercato».

Scrive per noi

Carlotta Iarrapino
Carlotta Iarrapino
Analista, facilitatrice, comunicatrice e ambientalista. Laureata in economia a Firenze con master in Ambiente alla Scuola Sant’Anna di Pisa, svolge l’attività di consulenza dal 2000. È tra le fondatrici, nel 2008 di Contesti e Cambiamenti. Organizzazione, comunicazione e partecipazione le sue aree di intervento. È curatrice di BiodinamicaNews, la newsletter dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica.

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