Filiera del grano duro. Al Senato l’audizione di Carlo Triarico
Il presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica ha esposto al Senato la situazione del mercato del grano duro biologico e biodinamico in Italia. Ne emerge un quadro nel quale c’è bisogno di ricerca, formazione, regolamentazione e comunicazione affinché le aziende che soffrono possano intraprendere la strada dell’agroecologia e la domanda interna ampliarsi
La produzione interna di qualità, le importazioni scadenti. Le rese per ettaro e il giusto prezzo al fine di evitare truffe e rischi tossicologici. Giovedì 8 aprile, presso l’Ufficio di Presidenza della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare, si è tenuta l’audizione in videoconferenza di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica e direttore di Agricolturabio.info. L’audizione era relativa all’atto n. 215 della XVIII Legislatura denominato “Affare sulle problematiche riguardanti aspetti di mercato e tossicologici della filiera del grano duro”, un tema molto delicato che la Commissione sta affrontando da più di un anno.
«La questione sulla filiera del grano duro in Italia ha un carattere di esemplarità rispetto a tutto il modello agroalimentare italiano – ha esordito Triarico – A livello macroeconomico questa filiera si trova a dover reperire una ingente quantità di materia prima per soddisfare la crescente domanda di pasta sia domestica che estera». E ha aggiunto:
«Il settore del biologico e del biodinamico, nonostante le sue peculiarità, deve affrontare le stesse esigenze di mercato che toccano le produzioni convenzionali».
Guarda il video integrale dell’audizione
Triarico ha ricordato ai senatori che, secondo l’indagine Nielsen sul 2020, il biologico ha visto un aumento dell’8% delle esportazioni rispetto all’anno precedente e che, secondo indagini interne, «il settore biodinamico ha registrato un +9% nel mercato interno e un +14% nelle esportazioni verso i mercati più ricchi che, per la loro natura, remunerano adeguatamente il prodotto». I produttori biodinamici hanno quindi un fatturato medio per ettaro molto superiore alla media, più di 13mila euro contro i 2.000 o 3.000 euro di quello convenzionale. L’Italia è il primo paese al mondo per esportazioni di biologico e di biodinamico e lo è anche il segmento relativo alla pasta di grano duro. Le rese per la produzione di grano duro del biologico, circa 24 quintali l’ettaro, sono inferiori rispetto alla media nazionale, pari a circa 28 quintali ettaro: «Questo dato però va rivisto in base alle capacità innovative del Paese. Abbiamo un credito di ricerca, formazione e innovazione nel settore del biologico e del biodinamico che, se fosse sanato, cambierebbe le condizioni sulle rese delle produzioni» ha affermato Triarico.
Il ricorso all’importazione dall’estero di grano duro per far fronte alla domanda di materia prima induce a una volatilità di prezzi che non favorisce i produttori né i cittadini.
«Oggi i prezzi sono ancora troppo bassi e non garantiscono la tenuta delle produzioni perché la filiera del valore non porta ai produttori la dovuta remunerazione – ha dichiarato Triarico – Noi riteniamo importante che la CUN, la Commissione Unica Nazionale recentemente istituita, inserisca il grano bio tra i prodotti da quotare».
Triarico ha parlato inoltre delle truffe e dei pericoli tossicologici nella filiera del grano duro dovuti a un prezzo che arriva anche a meno di 300 euro al quintale. Significativo il caso del Canada che riesce ad esportare a prezzi anche più bassi con una qualità del prodotto molto inferiore. «I Canadesi classificano il grano duro secondo cinque livelli e sono quelli al gradino più basso che vengono esportati e che arrivano nel nostro paese facendo concorrenza ai produttori italiani che, nel bio, hanno sostenuto investimenti per produrre un grano di qualità e per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni». Secondo il presidente dell’Associazione biodinamica il giusto prezzo e le truffe vanno di pari passo. Per esempio, nel grano scadente canadese è alto il pericolo della presenza di veleni come il glifosato e il don, con il rischio di assunzione di tossine e residui che si amplifica se consideriamo l’ingente consumo di pasta degli italiani:
«Ritengo che per il grano duro biologico e biodinamico non sarebbe necessaria l’importazione di prodotto dall’estero ma sicuramente è necessario gestire l’import per tutti quei prodotti per i quali l’Italia non è vocata, evitando triangolazioni che alterano il mercato e smascherando le false certificazioni».
Per il biologico in particolare la nuova normativa prevede che sia riconosciuta la certificazione bio dei prodotti provenienti dall’estero a cui sono state applicate le stesse regole vigenti nel paese importatore, modificando di fatto la situazione attuale in cui bastano degli accordi bilaterali tra paesi per accettare le certificazioni anche se fatte con regole molto diverse. «In Italia abbiamo regole per la certificazione molto più stringenti rispetto agli altri paesi, come per esempio la contaminazione accidentale che declassa le produzioni. È quindi quanto mai urgente approvare la Legge sull’agricoltura biologica e che il Recovery Plan italiano, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, includa l’agricoltura biologica e biodinamica tra le azioni per la sostenibilità in agricoltura». Poi ha aggiunto:
«Gli agricoltori biodinamici aumentano anno dopo anno, ma credo che si debba pensare anche a tutti quegli agricoltori più deboli per i quali la transizione verso l’agroecologia può rappresentare la strada da percorrere per qualificare l’intero settore agroalimentare italiano».
Per concludere con la richiesta al Senato di una campagna di comunicazione straordinaria sull’agricoltura biologica e biodinamica, per informare i cittadini italiani degli standard superiori del grano italiano bio e, in generale, per spingere i consumi biologici domestici «perché esportiamo molto, ma gli italiani ancora non sono consapevoli della qualità dei nostri prodotti».
Scrive per noi
- Analista, facilitatrice, comunicatrice e ambientalista. Laureata in economia a Firenze con master in Ambiente alla Scuola Sant’Anna di Pisa, svolge l’attività di consulenza dal 2000. È tra le fondatrici, nel 2008 di Contesti e Cambiamenti. Organizzazione, comunicazione e partecipazione le sue aree di intervento. È curatrice di BiodinamicaNews, la newsletter dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica.
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