Un uomo irrora un campo con dei pesticidi

Atrazina, danni irreversibili a sistemi riproduttivi e apparati genitali. Lo ammette anche l’Epa

L’agenzia governativa ambientale americana ha ammesso in un rapporto le conseguenze nefaste dell’erbicida, ancora massicciamente usato negli Stati Uniti. Ad essere colpite, molte specie animali già a rischio estinzione, ma anche gli esseri umani. In Europa, dove la sostanza è bandita dal 1992, è ancora rilevata nelle acque, soprattutto sotterranee

È una minaccia seria, che provoca danni irreversibili. Anche l’Epa, l’agenzia governativa ambientale statunitense, si unisce al coro di voci che da tempo hanno lanciato l’allarme sull’atrazina, erbicida molto usato nei campi di mais e sorgo per uccidere erbe ed erbe infestanti. Secondo un rapporto di valutazione dell’Agenzia, pubblicato lo scorso novembre, i prodotti contenenti atrazina arrecherebbero danni soprattutto alle specie in via di estinzione.

Femminilizzazione dei maschi dopo l’esposizione

L’Epa, nella sua pubblicazione, non rende noto il numero di specie colpite, cosa che invece fanno molti gruppi ambientalisti, come il Center for Biological Diversity, secondo cui che più di 1.000 specie potrebbero essere a rischio. In primis rane e pesci, che esposti all’atrazina mostrano sistemi riproduttivi danneggiati, anche a concentrazioni molto basse.

 

 

Proprio il sistema riproduttivo è il bersaglio principale della sostanza, come d’altra parte dimostrano da molti anni numerosi studi. Secondo uno studio dell’University of Illinois at Urbana-Champaign (UIUC), le rane maschio venute in contatto con l’atrazina in natura presentano un rischio più alto di avere tessuto genitale sia maschile che femminile rispetto alle rane che vivono in un ambiente privo di questo erbicida. I risultati mostrano quindi che l’esposizione all’atrazina provoca effettivamente la femminilizzazione dei maschi di rana. «L’esposizione all’atrazina nelle rane – spiega il professor Val Beasley, che ha coordinato la ricerca – fa sì che maschi genetici diventino femmine e funzionino come femmine, e questo avviene a concentrazioni non altissime. Sono concentrazioni che si trovano normalmente nell’ambiente».

Geni modificati e caratteri sessuali invertiti

Già uno studio del 2010 dell’Università di Berkley non lasciava dubbi sulla relazione tra il disturbo della funzione ormonale e dello sviluppo sessuale che gli stessi studi riportano, sia negli animali che nelle cellule umane esposte all’erbicida. Spiega il professor Tyrone Hayes, responsabile della ricerca, a causa della quale è stato attaccato dal colosso agrochimico Syngenta:

«Una delle cose evidenti scrivendo dal nostro studio è che l’atrazina funziona attraverso una serie di meccanismi diversi. È stato dimostrato che aumenta la produzione di cortisolo (ormone dello stress). È stato dimostrato che inibisce enzimi fondamentali per la produzione di ormoni e aumenta quella di altri enzimi. Ed è stato dimostrato che in qualche modo impedisce all’androgeno di legarsi al suo recettore».

In alcuni casi, il sesso dell’animale viene addirittura invertito. I risultati confermano che l’esposizione all’atrazina provoca varie modifiche compresi cambiamenti dell’espressione dei geni coinvolti nella segnalazione ormonale, interferenze con la metamorfosi, inibizioni di enzimi fondamentali che regolano la produzione di estrogeni e androgeni e l’impatto sul normale sviluppo riproduttivo e sul funzionamento di maschi e femmine.

 

Il professore Val Beasley, dell'Università dell'Illinois
Val Beasley, medico veterinario, professore emerito presso il dipartimento di Bioscienze dell’Università dell’Illinois

Il ritardo dell’Epa

«Alla fine l’Epa è stata costretta a riconoscere i danni di vasta portata dell’atrazina», dichiara Nathan Donley, scienziato presso il Center for Biological Diversity. «Questa valutazione allarmante non lascia dubbi sul fatto che questo pesticida orribilmente pericoloso dovrebbe essere vietato negli Stati Uniti, proprio come in gran parte del mondo». Il dottor Donley sottolinea il grave ritardo del suo Paese riguardo la sostanza (più in generale, dei pesticidi tout court), che nel Vecchio Continente è invece bandita dal 1992

 

Il professor Tyrone Hayes
Il professor Tyrone Hayes, biologo presso l’Università di Berkley

Atrazina, negli Stati Uniti e in Europa

Difatti proprio gli Stati Uniti presentano un alto uso di atrazina: oltre 75 milioni di libbre per varie colture tra cui, ovviamente, il grano. Sempre negli Stati Uniti, l’erbicida è anche il pesticida più comunemente rilevato come contaminante di falde idriche, acque superficiali e persino della pioggia. D’altronde in Europa, dove invece è bandita da 25 anni, la sostanza è ancora rilevata, anche se in basse concentrazioni, nei fiumi e nelle acque sotterranee, come evidenziato dall’Ispra nello studio Sostenibilità ambientale dell’uso dei pesticidi. Il bacino del Po. Il rapporto, che si concentra in particolare modo sulla situazione del fiume Po, ricorda che ci vogliono 8 anni affinché la concentrazione della sostanza nelle acque si dimezzi. Ma nelle acque sotterranee del Bacino, invece, l’atrazina rimane stabile e a livelli circa 4 volte più alti rispetto ai corsi d’acqua. Il motivo? È qui, nelle acque sotterranee, che vengono a mancare quasi del tutto i meccanismi di degradazione e la concentrazione evolve con i tempi di ricambio estremamente lenti delle falde.

Scrive per noi

Valentina Gentile
Valentina Gentile
Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.

Contatto: Valentina Gentile

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