Un'occhio umano all'interno di una foglia

La Giornata mondiale dell'ambiente 2020 è dedicata alla biodiversità

È dedicata alla biodiversità l’edizione 2020 della Giornata mondiale per l’ambiente, proclamata per la prima volta 48 anni fa, nel 1972, dall’Assemblea generale dell’Onu in occasione dell’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Il tema prescelto per quest’anno è di grande importanza visto che gli scienziati dichiarano ormai da tempo che siamo di fronte alla sesta estinzione massa. La prima risale a circa 450 milioni di anni fa mentre la quinta, 65 milioni di anni fa, è quella più famosa perché portò alla scomparsa, fra gli altri, dei dinosauri. Ciò che differenzia le prime cinque estinzioni rispetto a quella che stiamo vivendo sta nelle cause:

le prime derivarono da glaciazioni, eruzioni vulcaniche, asteroidi, fenomeni eccezionali ma naturali. Per quella in corso invece la responsabilità è umana e soltanto l’uomo può fare qualcosa per arrestarla.

 

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La Giornata mondiale dell'ambiente si celebra ogni anni il 5 giugno

 

Ma perché è così importante arrestare la perdita di biodiversità? Basta  dare un’occhiata ai dati dello studio presentato giusto un anno fa dalla Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici (Ipbes): un milione di specie animali e vegetali su scala globale è minacciato di estinzione a causa della distruzione e della degradazione degli ecosistemi naturali, fenomeno che si riscontra in tutti continenti del mondo. Il rapporto Ipbes, redatto grazie al lavoro volontario di centinaia di scienziati, costituisce una base scientifica fondamentale per le politiche tese a contrastare l’attuale perdita di biodiversità. All’uscita il chimico dell’atmosfera Robert Watson affermò che «la salute degli ecosistemi da cui dipendiamo noi e tutte le altre specie sta peggiorando più rapidamente che mai». E ancora:

«Stiamo erodendo le basi stesse delle nostre economie, mezzi di sussistenza, sicurezza alimentare, salute e qualità della vita in tutto il mondo. Il Rapporto ci dice anche che non è troppo tardi per fare la differenza, ma solo se iniziamo ora a tutti i livelli, da locale a globale».

 

Il chimico dell'atmosfera Roberto Watson
Il chimico dell’atmosfera Roberto Watson ha lanciato l’allarme per la biodiversità

 

Dentro il rapporto

Ma vediamo cosa contiene il rapporto Ipbes: gli effetti negativi delle attività umane sulle specie del mondo sono «senza precedenti nella storia»: del milione di specie a rischio il 40% sono anfibi, 33% coralli e oltre un terzo mammiferi marini. Il quadro è meno chiaro per gli insetti, ma una stima provvisoria indica che è minacciato di estinzione il 10% di tutte le specie. Gli autori hanno denominato «specie morte che camminano» oltre 500mila varietà non ancora estinte ma che non avranno la possibilità di sopravvivere nel lungo termine a causa dei cambiamenti o della distruzione dei loro habitat.

 

Guarda il video dell’Unep sull’edizione 2020 della Giornata mondiale dell’ambiente

 

Secondo il rapporto le cause di questa estinzione sono, in ordine di gravità, i cambiamenti nell’uso della terra e del mare (per esempio la riduzione degli habitat come la deforestazione), lo sfruttamento diretto (per esempio la pesca intensiva), il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie aliene invasive. Però, visto che negli ultimi quarant’anni le emissioni di gas climalteranti sono raddoppiate, gli sconvolgimenti climatici potrebbero, nei prossimi decenni, diventare la causa principale della perdita di biodiversità.

Habitat da ripristinare

I paesi, afferma il rapporto «dovrebbero basare le loro economie sulla consapevolezza che la natura è il fondamento dello sviluppo»  allontanandosi dall’attuale paradigma finalizzato esclusivamente alla crescita economica e iniziando a elaborare politiche di cambiamento conservativo. Tra queste individua come prioritario il ripristino degli habitat, la riduzione delle aree coltivate, la protezione delle aree marine, l’arresto del disboscamento, della pesca illegale e dello scarico di acque reflue inquinate nell’ambiente. Suggerisce inoltre che i governi riducano i sussidi alle industrie inquinanti destinando le risorse verso finanziamenti di programmi di tutela dell’ambiente. Infine, mette in evidenza i necessari cambiamenti nei comportamenti individuali, tra cui la riduzione del consumo di carne.

 

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A un anno dalla pubblicazione lo scorso 20 maggio la Commissione Europea ha presentato la Strategia dell’Ue per la biodiversità per il 2030 dal titolo “Riportare la natura nelle nostre vite”. Si tratta del primo documento in cui si sente forte l’impatto del Rapporto Ipbes. La Commissione sin dalle prime battute afferma che investire nella protezione della natura e nel suo ripristino sarà fondamentale per la ripresa economica dell’Europa dalla crisi dovuta alla pandemia. Anche perché oltre la metà del Pil globale, si legge nel rapporto, dipende dalla natura e dai servizi che questa fornisce e in particolare la biodiversità è cruciale per salvaguardare la sicurezza alimentare mondiale, visto che oltre il 75% delle colture alimentari si basa sull’impollinazione degli insetti.

 

Il 75% delle specie sul pianeta dipende dall’impollinazione degli insetti (Foto:  Foto di Oldiefan da Pixabay)

 

Clima e conservazione

La Strategia mette in luce quanto la crisi della biodiversità e la crisi climatica siano intrinsecamente collegate:

«Il cambiamento climatico accelera la distruzione del mondo naturale attraverso siccità, inondazioni e incendi, mentre la perdita e l’uso insostenibile della natura sono a loro volta fattori chiave del cambiamento climatico. Ma proprio come le crisi, anche le soluzioni sono collegate».

Per esempio piantare alberi e creare infrastrutture verdi aiuterà a raffreddare le aree urbane e mitigare l’impatto delle catastrofi naturali. L’Ue dichiara l’ambizioso obiettivo che fra il 2030 e il 2050 tutti gli ecosistemi del mondo siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Questa strategia richiederà quindi l’intervento di tutti, cittadini, imprese, parti sociali, comunità della ricerca e della conoscenza, nonché partenariati forti a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Per raggiungere questi obiettivi l’Unione Europea, come primo intervento, mira ad ampliare la rete di aree naturali protette per arrivare ad averne almeno nel 30% delle terre emerse e nel 30% degli ecosistemi marini. Queste aree protette saranno integrate con corridoi ecologici che permettano la migrazione delle specie evitando l’isolamento genetico.

 

Il ruolo dell’agricoltura

Un ruolo fondamentale è riservato agli agricoltori. La Strategia europea li definisce «custodi della nostra terra», perché svolgono un ruolo vitale nel preservare la biodiversità. Quando si perde biodiversità sono gli agricoltori i primi a subirne le conseguenze, ma sono anche i primi a raccogliere i frutti quando viene ripristinata:

«La biodiversità consente loro di fornirci alimenti sicuri, sostenibili, nutrienti e convenienti e per questo sono una parte essenziale del futuro dell’Ue».

 

Gli agricoltori svolgono un ruolo fondamentale nella salvaguardia della biodiversità (Foto: Matt O’Donnell da Pixabay)

 

Allo stesso tempo, alcune pratiche agricole sono un fattore chiave per il declino della biodiversità. Ecco perché è importante, sostiene la Commissione, collaborare con gli agricoltori per sostenere la transizione verso pratiche pienamente sostenibili. Il miglioramento delle condizioni e della diversità degli agroecosistemi aumenterà la capacità di adattamento del settore ai cambiamenti climatici, ai rischi ambientali e agli shock socioeconomici, creando al contempo nuovi posti di lavoro, ad esempio nell’agricoltura biologica, nel turismo rurale o nel tempo libero.

 

 

La nuova Pac e i relativi piani nazionali saranno valutati in base a criteri climatici e ambientali e dovranno condurre a pratiche sostenibili come l’agricoltura di precisione, l’agricoltura biologica, l’agro-ecologia, l’agro-silvicoltura, i prati permanenti a bassa intensità e standard più rigorosi in materia di benessere degli animali, includendo gli obiettivi già dichiarati nella strategia Farm to Fork  e intensificando gli sforzi per proteggere la fertilità del suolo, ridurne l’erosione e aumentare la materia organica presente nel terreno.

 

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Dopo un anno dall’uscita del report Ipbes, insomma, s’intravedono i primi segnali verso una la tutela attiva della biodiversità, unica strada percorribile per salvare il nostro futuro, come si legge nella battuta conclusiva della Strategia europea:

«Proteggere e ripristinare la biodiversità è l’unico modo per preservare la qualità e la continuità della vita umana sulla Terra».

Scrive per noi

Carlotta Iarrapino
Carlotta Iarrapino
Analista, facilitatrice, comunicatrice e ambientalista. Laureata in economia a Firenze con master in Ambiente alla Scuola Sant’Anna di Pisa, svolge l’attività di consulenza dal 2000. È tra le fondatrici, nel 2008 di Contesti e Cambiamenti. Organizzazione, comunicazione e partecipazione le sue aree di intervento. È curatrice di BiodinamicaNews, la newsletter dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica.

2 thoughts on “Giornata mondiale dell’ambiente, l’agricoltura al centro

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