Un uomo irriga il proprio campo con dei pesticidi

Pesticidi, effetto cocktail: un nuovo studio mostra la pericolosità dei limiti “sicuri”

Un nuovo studio internazionale analizza con l’analisi molecolare i residui di cocktail di pesticidi più comuni negli alimenti dell’Ue. Il risultato mostra la loro pericolosità e gli effetti subletali anche ai livelli consentiti e considerati sicuri dalla normativa europea

Shakerati come nemmeno i migliori barman, al punto da riuscire a occultare, almeno parzialmente i singoli ingredienti. Ma non i loro effetti catastrofici sulla salute. Se ne discute da tempo, e adesso a confermare la pericolosità dei cocktail di pesticidi e delle miscele di residui negli alimenti arriva un nuovo, ulteriore studio, Multi-omics phenotyping of the gut-liver axis allows health risk predictability from in vivo subchronic toxicity tests of a low-dose pesticide mixture, guidato da un team internazionale di scienziati con sede nel Regno Unito, Italia, Francia e Paesi Bassi. La ricerca non è ancora stata sottoposta a peer-review, ma nel frattempo è stata pubblicata sul sito di pre-stampa bioRxiv.

Le tecniche di analisi molecolare omiche

La questione dei singoli pesticidi presenti a livelli considerati sicuri dalle autorità di regolamentazione, ma che possono avere effetti altamente negativi sulla salute è da tempo al centro del dibattito scientifico nell’Unione Europea. La particolarità di questo nuovo studio è la sua focalizzazione sull’uso di tecniche di analisi molecolare note come “omiche”: si tratta della prima ricerca che confronta direttamente la profilazione approfondita dei componenti molecolari di un organismo utilizzando queste tecniche analitiche. Lo studio ha scoperto che l’uso di queste tecniche di analisi molecolare può rivelare effetti avversi sulla salute che non vengono rilevati dalle misure tossicologiche standard utilizzate per supportare le autorizzazioni normative dei pesticidi.

 

Il dottor Michael Antoniou
Il dottor Michael Antoniou, del Dipartimento di Genetica Medica e Molecolare del King’s College di Londra. Ha diretto lo studio sugli effetti dei singoli pesticidi in dosi considerate sicure

 

Il cocktail: sei pesticidi tra i più comuni in Europa

«Gli effetti sulla salute umana derivanti dall’esposizione cronica a miscele di residui di pesticidi – spiegano i ricercatori nell’abstract – sono poco studiati. Abbiamo confrontato le misure standard di istopatologia e biochimica del siero e le analisi multi-omiche in un test di tossicità subcronica in vivo di una miscela di sei principi attivi di pesticidi frequentemente rilevati negli alimenti (azoxystrobin, boscalid, clorpyrifos, glifosato, imidacloprid e tiabendazolo)».

I ricercatori hanno alimentato dei ratti con la miscela di sei pesticidi, composta da sei principi attivi antiparassitari tra i più rilevati a livelli più alti negli alimenti nell’Ue, in un periodo relativamente breve di 90 giorni. D’altronde testare la miscela  riflette le condizioni del mondo reale, in cui siamo esposti proprio a cocktail di pesticidi, più che ai singoli elementi. Ogni pesticida rilevato era presente al livello di dose giornaliera accettabile (Dga) dell’Ue, ovvero il livello ritenuto dalle autorità di regolamentazione sicuro da consumare su base giornaliera.

Analisi omiche versus misure tossicologiche standard

Cosa ancora più importante, lo studio ha rilevato che le misure tossicologiche standard – analisi del consumo di acqua e mangime, peso corporeo, istologia (esame microscopico dei tessuti) e biochimica del sangue – mostravano poche o nessuna evidenza di danno. Contrariamente alle analisi omiche che invece mostrano cambiamenti biochimici nell’intestino e nel sangue e cambiamenti nella funzione genica nel fegato, indicatori di una possibile insorgenza di danni. Ad esempio, l’analisi metabolomica del sangue dei ratti esposti a pesticidi ha mostrato che molti metaboliti avevano livelli alterati dall’esposizione alla miscela di pesticidi. In particolare, è stata osservata una diminuzione del piridossale nel sangue (una forma di vitamina B6). Ciò potrebbe indicare che l’esposizione alla miscela di pesticidi può a lungo termine provocare una carenza di vitamina B6, collegata al disturbo dello spettro autistico.

I risultati delle analisi

L’analisi omica della segnalazione biochimica tra il tratto gastrointestinale e il corpo dell’animale nel suo insieme ha suggerito inoltre una risposta al pericolo delle cellule. Questa risposta include l’adattamento allo stress ossidativo, che si manifesta con alterazioni nelle vie biochimiche del triptofano-nicotinamide. Lo stress ossidativo deriva dall’eccessiva produzione di ossigeno reattivo, uno squilibrio nel corpo che può danneggiare le molecole vitali e le strutture cellulari, che a sua volta può portare a malattie gravi come il cancro. I risultati hanno mostrato anche un collegamento tra il disturbo biochimico intestinale e lo stato di salute generale. L’analisi trascrittomica del fegato, che indaga i modelli totali della funzione genica, ha mostrato che la loro espressione era cambiata in 257 geni. Le funzioni geniche interessate includevano quelle coinvolte nella regolazione della risposta agli ormoni. L’analisi della metilazione del Dna del fegato (un processo che può modificare l’attività del Dna senza modificare la sequenza genica) ha mostrato un adattamento metabolico che potrebbe superare la capacità delle cellule di ripristinare l’equilibrio, portando gravi danni al fegato o cancro.

 

Un'immagine del Dna
Le analisi omiche hanno messo in evidenza danni non rivelati dalle misure tossicologiche standard. Tra i più evidenti, quelli sulla struttura del fegato e del sangue

 

I limiti fissati dall’Ue sono davvero sicuri?

«La nostra ipotesi di partenza, che l’analisi omica può essere utilizzata per identificare i predittori di cattiva salute dopo un periodo relativamente breve di esposizione ai pesticidi, è stata confermata. Ciò suggerisce che è nell’interesse pubblico che le autorità di regolamentazione adottino una profilazione omica approfondita come parte della politica di valutazione del rischio dei pesticidi, poiché le misure su cui si basano attualmente sono evidentemente prive di sensibilità». Così commenta i risultati il direttore della ricerca, dottor Michael Antoniou del King’s College di Londra, che continua:

«Nella nostra miscela di pesticidi, ogni pesticida era presente come dose giornaliera accettabile, che è almeno 100 volte al di sotto del livello al quale i test standard del settore non hanno riscontrato alcun effetto. Quindi secondo le autorità di regolamentazione non avremmo dovuto vedere nulla. La miscela ha causato cambiamenti nella biochimica del sangue e dell’intestino che indicano la potenziale insorgenza di problemi di salute. Questi cambiamenti sono stati ignorati dalle misurazioni standard eseguite sui pesticidi per giustificare l’autorizzazione normativa».

Quella diretta dal dottor Antoniou e dal suo staff europeo è quindi una nuova ricerca che sfida gli attuali limiti regolamentari “sicuri” fissati per i pesticidi.

 

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Questione di tempo

Non solo. Ma anche la tempistica è differente, e rivela qualcosa di importante. Gli effetti riscontrati infatti sono stati osservati per un periodo di 90 giorni, rispetto ai due anni o più presi dai test di sicurezza a lungo termine standard del settore sui pesticidi. Il dottor Antoniou spiega: «Utilizzando tecniche omiche si possono fare studi relativamente a breve termine con meno animali, il che consente di risparmiare denaro e ha benefici per il benessere degli animali. Ciò dovrebbe piacere sia all’industria che alle autorità di regolamentazione».

Le cautele dell’Efsa

Eppure L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare preposta a valutare i rischi sulla salute dei pesticidi negli alimenti ha accolto con cautela le tecniche omiche. Pur definendole “una preziosa aggiunta in alcuni aspetti della valutazione del rischio degli alimenti e dei mangimi e dell’ambiente”, l’Efsa mostra prudenza nell’incorporare i test omici nelle valutazioni del rischio per i pesticidi e gli alimenti geneticamente modificati. Ha tenuto e redatto un colloquio scientifico sull’argomento nel 2018, concludendo che l’interpretazione dei dati omici era “impegnativa”, a causa della mancanza di protocolli standardizzati di raccolta, analisi e interpretazione, sebbene sottolinei che diversi gruppi internazionali stanno lavorando su tali standardizzazione, inclusa l’Ocse, responsabile dell’emissione di linee guida globali per i test di sostanze chimiche. Si legge nel paper: «Le barriere risiedono nella complessità dei dati e nella loro analisi combinata con il fatto che gli omici si concentrano sugli effetti subletali piuttosto che sulla letalità». Ovvero sugli effetti che non uccidono, ma possono far “solo” male. L’Efsa teme quindi che il singolo pesticida in esame possa essere ingiustamente accusato dai dati omici, in quanto potrebbe non essere la causa dell’effetto visto. Oppure l’effetto visto potrebbe essere una risposta adattativa a uno stress, piuttosto che una malattia vera e propria. O ancora i risultati dell’analisi omica potrebbero indicare la potenziale insorgenza di una malattia ma non comportare effettivamente lo sviluppo della malattia.

 

Mele coltivate con metodo convenzionale
I ricercatori hanno analizzato gli effetti dei residui di una miscela di sei principi attivi antiparassitari tra i più comuni e a livelli più alti negli alimenti nell’Ue

La pericolosità degli effetti subletali

Ovviamente è di parere del tutto opposto il dottor Antoniou, che ritiene infondate le cautele dell’ente preposto dell’Ue:

«Una risposta adattativa è un segno che il corpo è sotto stress tossicologico, un segnale di pericolo che la sostanza chimica sta causando danni, specialmente negli individui più vulnerabili, per esempio, i giovanissimi e gli anziani o le persone con altri disturbi cronici. È qualcosa che vogliamo evitare. Come diciamo nel nostro articolo, nel tempo una tale “risposta adattativa” potrebbe portare a danni cellulari o agli organi cumulativi e gravi malattie. Tali risposte devono essere prese sul serio come un segnale di avvertimento che non tutto va bene e che la sostanza chimica o la miscela in esame non è sicura, almeno alla dose somministrata».

Appare quindi paradossale che un ente preposto dall’Unione Europea per controllare la pericolosità degli alimenti sulla salute, invece di considerare vantaggiose delle analisi che enfatizzano anche gli effetti subletali, le consideri all’opposto svantaggiose, rivelando un atteggiamento che ci si aspetterebbe più dall‘industria.

Scrive per noi

Valentina Gentile
Valentina Gentile
Valentina Gentile è nata a Napoli, cresciuta tra Campania e Sicilia, e vive a Roma. Giornalista, col-labora con La Stampa, in particolare con l’inserto Tuttogreen, con la testata online Sapeream-biente e con il periodico Libero Pensiero. Ha scritto di cinema per Sentieri Selvaggi e di ambiente per La Nuova Ecologia, ha collaborato con Radio Popolare Roma, Radio Vaticana e Al Jazeera English. In un passato non troppo lontano, è stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, e ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè. E naturalmente l’agricoltura bio in tutte le sue declinazioni, dai campi alla tavola.

Contatto: Valentina Gentile

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