Angelo Gentili è il responsabile nazionale agricoltura di Legambiente

Angelo Gentili è il responsabile nazionale agricoltura di Legambiente

La crisi climatica colpirà sempre di più i nostri campi agricoli. Fra trent’anni, le ondate di calore, la siccità, le alluvioni e gli eventi meteorologici estremi faranno diminuire la produzione di tutte le coltivazioni non irrigue del 50%. E queste stesse coltivazioni, alla fine del secolo, saranno ridotte dell’80%. Una prospettiva drammatica che interessa in parte l’agricoltura centro e nord europea, ma investe in pieno anche l’Italia. L’allarme è stato lanciato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) con il rapporto “Adattamento ai cambiamenti climatici nel settore agricolo in Europa”. Nel dossier l’Eea chiede da una parte maggiore attenzione alla salvaguardia della produzione primaria e dall’altra conferma che l’agricoltura intensiva e industriale è fra le cause di questo disastro.

Basti pensare ai gravi squilibri determinati negli ultimi anni dalla monocultura, dall’eccessivo utilizzo della chimica, dalla conseguente perdita di sostanza organica del suolo e dalla  persistenza di residui di sostanze attive dannose nelle acque, negli ecosistemi e nel cibo.

 

Un campo inaridito
Fra trent’anni, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, le ondate di calore, la siccità, le alluvioni faranno diminuire la produzione non irrigue del 50%

 

Ogni anno in Italia vengono utilizzate 130.000 tonnellate di pesticidi che contaminano aria acqua e suolo. Secondo i dati Ispra inoltre il 67% delle acque superficiali ed il 33% di quelle sotterranee è contaminato. L’impatto del settore agricolo in termini di emissioni è del 10% con i due terzi rappresentati dalla zootecnia, la filiera maggiormente compromessa anche per ciò che riguarda l’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo, il benessere animale, l’utilizzo di antibiotici e la qualità della carne. L’agricoltura può diventare uno dei principali alleati per affrontare la crisi ambientale, puntando con determinazione e senza indugi  sulla diminuzione degli input negativi (chimici, idrici ed energetici), contribuendo a fermare la febbre del pianeta e dando  forte priorità ad un modello agricolo  in cui l’agroecologia  divenga davvero l’ingrediente principale.

 

Un mezzo agricolo sui campi sparte pesticidi
Ogni anno in Italia si utilizzano 130.000 tonnellate di pesticidi, secondo l’Ispra il 67% delle acque superficiali e il 33% di quelle sotterranee è contaminato (Foto: Franck Barske da Pixabay)

 

In questo ambito, è importante sottolineare con forza  il ruolo sociale e  culturale dell’agricoltura in stretto rapporto con lo sviluppo dei  territori e il fatto che rappresenta anche  il miglior antidoto rispetto all’abbandono dei campi. In Italia, negli ultimi vent’anni è stata registrata infatti una contrazione di 5,4 milioni di ettari di campi coltivati, un’estensione pari alle superfici di Liguria, Piemonte e Lombardia messe insieme, soprattutto nelle aree interne marginali collinari e montane, dove viene a mancare il  suo prezioso ruolo di presidio territoriale,  coesione sociale,  tutela del paesaggio, difesa dal dissesto idrogeologico.

 

 

Una cosa è certa: serve un vero Green new deal capace di coinvolgere pienamente il settore agricolo, proprio a partire dalla nuova Pac, stabilendo una forte discontinuità rispetto al  passato, ponendo immediatamente fine ai finanziamenti a pioggia e per ettaro e aumentando al contempo in modo significativo il sostegno alla transizione verso un’agricoltura ecologicamente più sostenibile, pronta a cogliere la sfida della diminuzione della dipendenza dalla chimica e rispettosa della salute dei cittadini.

Questo proprio al fine di qualificare fortemente il modello agricolo, prevedendo un meccanismo premiante nei confronti degli agricoltori che svolgono servizi ecosistemici e dando un ruolo fondamentale e strategico all’agroecologia.

Del resto, anche  le  strategie Farm to fork  e sulla biodiversità della Commissione europea rappresentano una vera e propria svolta da questo punto di vista e sono infatti inserite pienamente nel  processo del Green new deal, ponendo la sostenibilità ambientale finalmente al centro del dibattito.

 

Leggi il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente su agricoltura e clima
Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe1994-2019EEA Report No 04/2019

 

È ineludibile che le risorse del bilancio comunitario assegnate alla Pac debbano essere impiegate per contrastare i cambiamenti climatici, arrestare la perdita della biodiversità e alimentare il presidio sociale dei territori rurali.  Nello stesso tempo occorre escludere dal regime dei pagamenti della Pac le produzioni agricole e zootecniche intensive e ad elevato impatto ambientale, ponendo al centro l’agricoltura biologica come modello di riferimento  sempre più premiato dai consumatori anche nel corso della grave crisi sanitaria che stiamo attraversando.

 

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Uno degli obiettivi strategici del futuro modello agricolo dovrà essere il raggiungimento del 40% della Sau in biologico entro il 2030. Per questo è fortemente necessario ultimare al più presto l’iter della legge sull’agricoltura biologica attualmente ferma al Senato che, pur con tutti i limiti del caso, prevede il sostegno della ricerca e della formazione del settore, favorire con determinazione  la conversione delle aziende agricole, l’organizzazione e l’implementazione dei bio-distretti.

In tale ambito, i Parchi e le Aree Protette possono rappresentare un vero e proprio laboratorio sperimentale  in cui realizzare un modello rurale che veda nel 100 % biologico l’unica strategia possibile in sinergia la tutela della biodiversità , lo sviluppo  dei  territori e la cura  delle comunità locali.

Scrive per noi

Angelo Gentili
Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente e coordinatore del centro nazionale per l’Agroecologia di Legambiente, fa parte del consiglio di amministrazione di Fairtrade Italia, organizzazione del commercio equo e solidale, è membro del consiglio di amministrazione di Firab, Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura biologica e Biodinamica, coordina la rassegna nazionale sul vino biologico realizzata da Legambiente in collaborazione con l’Università di Pisa. Segretario di Legambiente Toscana dal 1990 al 1994, attualmente è membro della segreteria nazionale di Legambiente e coordinatore di Festambiente, la manifestazione nazionale dell’associazione del cigno che rappresenta un evento-modello a livello nazionale basato sulla sostenibilità ecologica. Il suo impegno ambientalista nasce nel 1987 a Montalto di Castro con le manifestazioni contro la costruzione della centrale nucleare. Nel 1992 visita le zone contaminate dall’esplosione di Chernobyl e dà vita ad una campagna di denuncia e informazione, avviando un progetto - che coordina anche attualmente - dedicato ai bambini che vivono nelle zone altamente radioattive allo scopo di fornire aiuti umanitari destinati agli ospedali pediatrici e agevolare la realizzazione di una rete di serre con substrato privo di radionuclidi per le comunità scolastiche locali.

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