Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio

Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio e imprenditrice agricola

Con la bioagricoltura per il bene del Paese

Superare il modello industriale per restituire agli agricoltori un ruolo da protagonisti nella costruzione di un’economia centrata sulla qualità, il rispetto dell’ambiente, il giusto prezzo e la salvaguardia della salute. La presidente di Federbio: approvare subito la legge sul biologico

La sfida del biologico consiste innanzitutto nel recuperare la dimensione più autentica dell’agricoltura basata sul rispetto della terra, degli ecosistemi e della biodiversità. L’avvento del modello industriale, con la diffusione dei trattamenti chimici che hanno standardizzato le lavorazioni, ha interrotto la catena di trasmissione della conoscenza all’interno del mondo agricolo e la sua parallela riduzione, anche in termini economici, a settore marginale, puramente esecutivo di protocolli messi a punto altrove. Il risultato è stato provocare un surplus produttivo che abbattesse i prezzi mettendo letteralmente in ginocchio i produttori.

 

Un giovane agricoltore
La bioagricoltura rappresenta un modello innovativo molto interessante per le nuove generazioni


L’agroecologia,
di cui l’agricoltura biologica rappresenta la massima espressione, è anche una sfida di comunicazione.

Spesso, infatti, la bioagricoltura viene interpretata come un tentativo di ritorno al passato, come un metodo di produzione che guarda indietro nel tempo. Al contrario, la nostra è una scelta fortemente improntata all’innovazione, che vuole rendere i coltivatori e gli allevatori protagonisti della costruzione di un nuovo paradigma centrato sulla qualità alimentare, il rispetto dell’ambiente, il riconoscimento del giusto prezzo e la salvaguardia della salute.

 

Stop pesticidi a Caldaro nel 2018
La marcia Stop Pesticidi a Caldaro nel 2018 (Fonte: Stop pesticidi)

 

Oltre il modello industriale

D’altronde l’agricoltura industriale mostra ormai tutti i suoi limiti. Per alcuni decenni è parsa avere una propria ragion d’essere perché orientata a facilitare il lavoro nei campi e sfamare un numero ampio di persone. Oggi le evidenze sono altre: il reddito agricolo si è ridotto sempre più, la materia organica del terreno decresce progressivamente, l’accumulo di sostanze chimiche nelle acque conferma che i terreni contengono una gran quantità di veleni e tutto ciò senza neanche sconfiggere il problema della fame nel mondo, che si pensava di risolvere grazie all’aumentata produzione.

Dunque, è urgente superare il sistema intensivo basato sull’uso dei pesticidi ormai definito obsoleto anche dalla Fao.

C’è bisogno di sostituire velocemente questo modello agricolo che non è più sostenibile puntando sull’innovazione agroecologica e sulla transizione verso l’agricoltura biologica per rilanciare l’economia nel rispetto della fertilità dei suoli, della tutela della biodiversità e del contrasto alla deriva climatica.

 

 

Basti pensare alle tecnologie naturali di bioprotection e biocontrollo, tecniche innovative, efficienti e rispettose dell’ambiente fondate sull’uso di sostanze di origine naturale per la gestione dei parassiti e patogeni dannosi. Queste nuove tecnologie confermano come in natura si possano trovare tutte le sostanze e i microrganismi in grado di fronteggiare le patologie delle piante affinché possano attivare un efficace, affidabile e moderno mezzo di difesa. Ritengo fondamentale investire in questa direzione e puntare su tecniche innovative al fine di trovare le soluzioni più efficaci negli ecosistemi naturali. Anche le ricadute sociali che conseguono da una diversa modalità produttiva, basata su un sistema economico più equo, inclusivo e dignitoso, sono importanti.

Non a caso è nata qualche mese fa a Parigi una rete di trenta centri di ricerca, fra cui per l’Italia la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, il Cnr e l’Università di Bologna, con l’obiettivo di trovare soluzioni all’avanguardia che facciano a meno dei pesticidi.

 

Una giovane acquista prodotti ortofrutticoli al mercato
La fase pandemica ha confermato la centralità del comparto agroalimentare e la richiesta di prodotti biologici

 

Sfida europea

In questo senso la fase cruciale che stiamo attraversando mette in evidenza, come mai prima d’ora, il ruolo strategico dell’agricoltura come settore chiave per la sicurezza alimentare del Paese, determinante anche per la ripresa economica. La crisi sanitaria ha confermato la centralità del settore agroalimentare, mentre la crescita dei consumi biologici indica una maggior consapevolezza da parte dei consumatori verso prodotti che offrono maggiori garanzie per la salute, rispettano l’ambiente e rispondono a principi di equità sociale. Durante la conclusione del lockdown inoltre, il 20 maggio, sono state approvate dalla Commissione Ue le strategie europee Farm to Fork e sulla Biodiversità che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico, passando dall’attuale 8% al 25% nel 2030, riducendo contemporaneamente del 50% l’uso dei pesticidi e degli antibiotici per gli allevamenti.

 

Il 20 maggio la Commissione Europea ha presentato al strategia Farm to fork
Il 20 maggio la Commissione Europea ha presentato al strategia Farm to fork

 

Un progetto ambizioso, una vera svolta strategica che ci auspichiamo possa contribuire a mettere il biologico al centro delle politiche agricole italiane e a dare un ulteriore impulso all’approvazione in tempi rapidi della legge sull’agricoltura biologica che alla Camera è stata approvata a fine 2018 ma che non è ancora passata al vaglio del Senato.

Una normativa che riconosce il valore ambientale e sociale dell’agricoltura biologica e che può contribuire a sostenere ulteriormente lo sviluppo del settore nel nostro Paese dove da produzione di nicchia è arrivata ormai a occupare spazi rilevanti in ambito produttivo e fasce sempre più ampie del mercato agroalimentare.

 

Un mezzo agricolo in un campo arato
L’Italia con 79.000 operatori biologici si colloca al primo posto per numero di occupati nel settore biologico con 2 milioni di ettari

 

L’Italia, infatti, rientra tra i dieci maggiori paesi produttori di cibo biologico a livello mondiale: in Europa con i suoi 79.000 operatori biologici si colloca al primo posto per numero di occupati nel settore e con gli attuali 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% della superficie agricola del nostro paese, al terzo posto, dopo Spagna e Francia per superfici coltivate a bio. La legge riconosce inoltre la biodinamica, che è un passo importantissimo insieme ad altri aspetti fondamentali contenuti nel Ddl come quelli relativi alla ricerca, all’innovazione e alla formazione, l’articolo relativo ai distretti biologici, che si stanno diffondendo in tutto il Paese, l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’integrazione tra produttori e operatori della filiera biologica e l’introduzione del marchio “biologico italiano”. Tutti elementi strategici per il futuro del settore.

 

 

Un progetto per l’Italia

È vero, il periodo ha molte criticità e l’emergenza sanitaria ha portato diversi nodi al pettine. Proprio per questo riteniamo che il Paese abbia bisogno di un grande progetto che colga la proposta d’innovazione dell’agroecologia con il risultato di decongestionare le aree urbane, come richiede l’epoca post-Covid, e offrire alle nuove generazioni, che guardano con entusiasmo alla bioagricoltura, un terreno di qualità per il proprio futuro sotto il profilo umano e occupazionale. Il biologico, quale elemento strategico per la ripresa come promosso dal Green Deal europeo, è stato purtroppo ignorato dagli Stati generali italiani dell’economia “Progettiamo il Rilancio”.

 

Guarda l’intervento di Maria Grazia Mammuccini agli Stati generali del biologico (2019)

 

Una veloce approvazione della Legge sul biologico può correggere questo errore di visione e permettere all’Italia di stare al passo con i tempi nella battaglia globale per il clima e nella competitività di uno dei nostri comparti più preziosi che unisce la produzione di cibo sano, la tutela del paesaggio e la salvaguardia delle matrici ambientali.

Per questo, rinnoviamo il nostro appello affinché questa normativa sia approvata senza modifiche e al più presto.

Scrive per noi

Maria Grazia Mammuccini
Maria Grazia Mammuccini
Maria Grazia Mammuccini, è presidente di Federbio. Imprenditrice agricola, è amministratore unico della società Nuova Agricoltura che gestisce un’azienda vitivinicola e olivicola a conduzione biologica in Toscana. È Portavoce della Coalizione italiana StopGlifosato alla quale aderiscono 52 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e biodinamica e dei consumatori. Coordina la Campagna “Cambia la Terra-No ai pesticidi Si al biologico”. È socio corrispondente dell’Accademia dei Georgofili, dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali. Per cinque anni, dal 2011 al 2016, è stata Vicepresidente di Navdanya International, associazione per la difesa dei semi locali, della biodiversità e dei piccoli agricoltori presieduta dalla scienziata ambientalista indiana Vandana Shiva. Per 15 anni, dal 1995 al 2010, ha diretto l’Arsia (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-Forestale), ente strumentale della Regione Toscana per il collegamento tra la ricerca, le imprese ed il territorio. Per la Regione Toscana ha coordinato iniziative di carattere internazionale quali la Commissione Internazionale per il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, la Fondazione Slow Food per la Biodiversità e a livello nazionale la Rete Interregionale per la Ricerca Agraria e Forestale. È stata inoltre componente per dieci anni dal 2001 al 2011 del Consiglio di Amministrazione del CRA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura), Istituzione scientifica nazionale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

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